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Volume I tomo 2

Documenti. c) «L’Antimilitarista Pagano», [Federico Pagnacco], Il movimento anarchico a Trieste, in «La Battaglia» (S. Paolo), a. V, n. 175, del 12 lug. 1908

«L’Antimilitarista Pagano», [Federico PAGNACCO], Il movimento anarchico a Trieste, in «La Battaglia» (S. Paolo), a. V, n. 175, del 12 lug. 1908 [1]

Il soffio di vita nuova che, scuotendo ogni animo, invade ogni angolo remoto, penetra in ogni casolare, fa vibrare di un sentimento nuovo e vivificante ogni cuore umano e non si arresta dinanzi a alcun ostacolo, anche qua a Trieste, in quest’Austria dei Metternich e delle forche, giunse spargendo sementi fatali, dalle quali germinerà una società d’uguagli e liberi.

La storia del movimento rivoluzionario di Trieste, è quella d’ogni altro luogo. Sorse col socialismo. Appena nelle file del partito socialista, operaio e rivoluzionario, s’infiltrano gli elementi intellettuali borghesi, il transigere divenne regola ed in breve tempo il movimento socialista degenerò in un movimento esclusivamente politico. Il partito socialista divenne un’azienda capitalistica ed un’agenzia elettorale.

I pochi operai che non diedero ascolto alle mene dei nuovi venuti, visto che il rimanere nelle organizzazioni non portava per frutto che la loro espulsione immediata, se tentavano di richiamare i lavoratori sulla retta via, si staccarono dal partito socialista e iniziarono la propaganda anarchica, in proporzioni molto minime dapprincipio che andarono man mano aumentando.

Nel 1902 [recte: 1901] sorse il primo giornale anarchico, L’Internazionale. Visse con diverse pause, circa un anno. Non era molto diffuso, ma ebbe il merito di spianare la via all’avanzarsi dell’ideale. Non bastando un giornale, la propaganda veniva effettuata su larga base mediante la parola nei comizi e nelle officine, e mediante opuscoli e giornali esteri, che si distribuivano fra gli operai.

Nel 1906 si pubblicò il giornale La Plebe. Quindicinale, venne pubblicato per dieci mesi di seguito ed ebbe maggior diffusione del primo. La tiratura superava il migliaio di copie. Naturalmente i sequestri erano cosa sistematica. Le forbici degli I.I.R.R. Procuratori di Stato dell’Austria, lavoravano attivamente.

Nell’Aprile 1907, mentre ferveva la lotta elettorale e gli anarchici nei comizi e nelle adunanze, dove predicavano l’astensionismo, venivano bastonati e insultati, sorgeva il Germinal, settimanale. Per la sua sincerità, fra i lavoratori andò acquistando subito larghe simpatie, e non solamente platoniche, ma gli operai lo sostenevano materialmente. Nonostante il boicotaggio da parte dei socialisti e la reazione soffiante violenta, da parte della polizia, il Germinal superò in breve le 3500 copie di tiratura, ed acquistò un’influenza abbastanza importante fra la massa operaia.

Visto ciò, le austriache autorità se ne impensierirono seriamente e iniziarono una forte reazione contro il nostro giornale. I sequestri non si contavano: basti dire che di 32 numeri usciti, 32 ne furono sequestrati, moltissimi dei quali con censurati tutti gli articoli, dal titolo al nome del tipografo. Le perquisizioni in redazione, con relativi furti, perpetrati dai poliziotti, di liste di sottoscrizione, opuscoli, libri d’amministrazione, giornali; le perquisizioni a domicilio, gli arresti di compagni, i processi e le condanne, si succedevano con sempre maggior frequenza.

I compagni, però, non si scoraggiavano ed al furore poliziesco opponevano il loro spirito di sacrificio, mantenendo e sostenendo il giornale. I frutti della propaganda fatta da Germinal non tardarono a maturarsi. Il crescente aumento d’ogni genere alimentare e degli affìtti diede luogo ad un’agitazione contro codesti rincari in tutta l’Austria. A Trieste, a questa agitazione presero parte attivamente i compagni.

Ai 18 dello scorso Settembre, dopo un comizio indetto dal partito socialista, per protestare contro il rincaro del pane, la folla di parecchie migliaia di operai, incitati e spronati dai compagni, si lanciò nelle vie, facendo una dimostrazione violentissima, rompendo lastroni, fanali, fracassando stoviglie e tavolini dei caffè, dove i grassi borghesi se ne stavano a tracannare. Questa dimostrazione ebbe per effetto che l’indomani stesso veniva approvato dal Consiglio comunale, un progetto col quale il pane veniva sensibilmente ribassato. Dodici compagni, arrestati durante la dimostrazione, vennero condannati a pene varianti tra i cinque e i sedici mesi di carcere, più quasi tre mesi di carcere preventivo; molti furono banditi e sfrattati.

II Germinal dopo questa dimostrazione divenne il bersaglio della Procura di Stato. Di punto in bianco, tutti i quattordici numeri del giornale, usciti posteriormente alla dimostrazione, furono incriminati. Però vista l’ostinazione dei compagni a non cedere alla reazione poliziesca, la polizia per non dimostrarsi troppo reazionaria con un soppressione recisa, decise di effettuare questa con una mezza misura.

All’uscita del numero 32, con i soliti pretesti venne arrestato il redattore responsabile, Marcello Andriani, venne arrestato il tipografo, fu perquisita la tipografia e la redazione, furono sigillate le macchine tipografiche che stampavano il giornale, venne sequestrato quanto capitò sotto mano alla sbirraglia furibonda. Dopo quasi tre mesi di carcere preventivo, si ebbe a questa Corte d’Assise, il processo per alto tradimento e altri otto capi d’accusa, contro il redattore responsabile, che terminò con un solenne fiasco della polizia.

E le persecuzioni contro gli anarchici non cessarono. Per una dimostrazione violenta fatta contro il consolato di Portogallo, dopo il regicidio, il compagno Pietro Audorfer si buscò 10 mesi di carcere. Altri numerosi processi con rispettive grosse condanne si susseguirono.

Però, da circa sei mesi il Germinal non può venir pubblicato, per la ragione che tutti i tipografi di Trieste si rifiutano ostinatamente di stamparci il giornale, un poco perché spaventati dalla repressione antecedente e temendo persecuzioni poliziesche, e un poco per l’interesse che hanno, nella loro qualità di borghesi, ad ostacolare la nostra propaganda.

La propaganda però viene fatta istessamente [sic]. Si fece stampare all’estero qualche numero unico, che venne diffuso clandestinamente; si importano di contrabbando opuscoli e giornali esteri; ma tutto ciò è costoso, sequestrando più di una volta la polizia, all’arrivo qui, ogni cosa. Come si vede, ruba da invidiare gli abitanti della Santa Russia.

I compagni però sono decisi a fare uno sforzo, affine di avere un giornale anarchico a Trieste, visto che il suo bisogno si fa sempre maggiormente sentire. A tal scopo venne l’idea di mettere su una tipografia propria, idea questa che venne accettata con entusiasmo da tutti i compagni. Per raccogliere i fondi necessari sarà bisognevole ricorrere ai compagni dell’estero; e si spera che con un lieve sacrificio solidale di tutti i compagni si potrà fra breve far risorgere il Germinal faro di luce destinato a diradare le tenebre, da cui è coperta questa nera Austria.

L’Antimilitarismo Pagano

Trieste, Giugno 1908


[1Nel dic. 1907, le autorità austriache erano riuscite nell’intento di sopprimere definitivamente l’organo degli anarchici triestini Germinai, anche se il gruppo editore del giornale non perdette la speranza di poterne riprendere, a breve scadenza, le pubblicazioni. Ad ostacolare l’iniziativa si era nel frattempo aggiunto il rifiuto dei tipografi di stampare il giornale; per cui venne poco alla volta maturato il progetto dell’acquisto, per la gestione in proprio, di una tipografia. L’ambizioso programma trascendeva, ovviamente, le reali possibilità economiche del gruppo triestino; da qui, pertanto, la decisione di ricorrere all’aiuto finanziario dei «compagni dell’estero», ai quali è rivolto, appunto, questo appello, per l’apertura di una sottoscrizione (una nuova e più esplicita richiesta di aiuti in denaro, venne avanzata poco meno di due settimane più tardi, con l’Appello a tutti i compagni — questa volta firmato collettivamente «Gli anarchici del Germinai di Trieste» — in La Battaglia (S. Paolo), n. 177, del 26 lug. 1908).

L’interesse di questo documento è costituito dalla lunga premessa, in cui viene fornito un dettagliato bilancio dell’attività sovversiva svolta dagli anarchici triestini, nel corso del precedente decennio. Sebbene contenga solo notizie già diversamente appurate dalla storiografia più recente, il testo di questo resoconto non perde per questo, il suo valore documentario, in quanto costituisce pur sempre, una testimonianza diretta, basata sui ricordi ancora freschi dei membri del gruppo anarchico triestino di più antica militanza, cui dovette certamente ricorrere l’estensore materiale di questo scritto che, allora appena diciottenne, non poteva conoscere in prima persona, i fatti e le situazioni da lui riportati. Federico Pagnacco (1890-1966) era infatti entrato a far parte del locale gruppo anarchico solo all’epoca della fondazione del Germinai, di cui era stato, con lo pseudonimo di «L’Antimilitarista Pagano», uno dei più validi collaboratori. La sua permanenza negli ambienti sovversivi fu, in ogni modo, di breve durata. Poco dopo la cessazione del Germinai, egli entrò infatti nelle file dei mazziniani; ed allo scoppio del I Conflitto Mondiale, non ebbe difficoltà a proclamare apertamente la sua fede irredentista. Al foglio sovversivo, d’altronde, Pagnacco aveva accettato di collaborare e con alquanta titubanza, «non tanto — come confesserà molti anni più tardi, nel romanzo a sfondo autobiografico Nove ragazzi (Trieste 1937, p. 65 sq.) — per amore delle idee professate dal gruppo, quanto per dar sfogo al proprio stato d’animo e per l’ambizione di scrivere su di un giornale». Per altre notizie sulla sua attività, vd., comunque, B. COCEANI, Gli ideali di Federico Pagnacco, in «La Porta Orientale» (Trieste), a. III, n.s., n. 1-2 (genn.-febb. 1967), p. 1 sqq. Infine, un pregevole lavoro monografico sul movimento anarchico italiano a Trieste, relativamente agli anni anteriori alla Grande Guerra, ha offerto, in data ancora recente, E. MASERATI. Vd. Gruppi anarchici a Trieste dalla fine dell’ottocento al 1914, in «Nuova Rivista Storica», a. LIII, fase. V-VI (sett.-dic. 1969), pp. 618-665 (ripr. in Volontà (Pistoia), a. XXIV (1971), n. 1, pp. 37-47; n.2, pp. 143-153; n. 3, pp. 203-221).