Dopo le repressioni del 1894 ed il disorientamento provocato tra gli anarchici messinesi dalla « diserzione » di Giovanni Noè, la ripresa del locale gruppo fu lenta e faticosa. Uscire dal circolo chiuso della slegata propaganda intellettualista, affrontare alla luce del sole le autorità, gli avversari e la diffusa ignoranza sull’anarchismo e sugli anarchici, discutere i problemi della vita quotidiana al lume dell’ideale, impegnarsi a fondo nelle lotte del nascente movimento operaio e trascinarlo verso il metodo socialista ed anarchico non era né semplice, né facile. Tutto ciò infatti, comportava una maturazione politica che i membri del nuovo gruppo messinese avrebbero raggiunto solo più tardi: mediante il ripensamento dei problemi e delle esperienze e con l’aiuto dei compagni più preparati del continente e dell’estero. L’esperienza vissuta nel Circolo Amilcare Cipriani, il gusto dell’eroico e del retorico, rafforzato in quei giovani dagli scritti e dai discorsi di Giovanni Noè, e la delusione sopravvenuta alla liquidazione del Circolo, causa prima di una rigida pregiudiziale individualista affermata da Tommaso De Francesco e dagli altri membri del gruppo messinese nei pochi numeri del periodico La Bomba (del 3 dic. 1893 e sgg.), non erano i soli elementi negativi della ripresa. L’ostacolo piu grave era rappresentato dalla campagna ottusamente reazionaria scatenata dalle classi dirigenti italiane ed europee, contro i socialisti in generale e gli anarchici in specie. Oltre che impedire il regolare funzionamento dei gruppi, le persecuzioni nuocevano alla formazione individuale dei militanti, ridestando la « passioncella » dell’individualismo oltranzista, della « cospirazione », dello « eroico » sprezzo del pericolo, prepotente in chi della libertà e della giustizia fa un culto ed uno scopo di vita. Comunque, la lunga attività propagandistica del gruppo Avvenire Sociale, i temi agitati e le lotte sostenute nel decennio 1896-1905, denunciano una sostanziale maturazione degli anarchici messinesi, il cui iniziale anarchismo ricalcava per molti versi quello sbandierato dal disciolto Circolo, salvo che per le contraddizioni più appariscenti — come l’equivoco elettorale —, assai facilmente e rapidamente superate. L’evoluzione politica degli anarchici messinesi, iniziata nel 1893, era favorita dalla definita posizione del Noè, dalle intensificate relazioni con i vari compagni italiani e dall’assenza di una forte personalità anarchica locale, che primeggiasse a danno della affermazione libera delle altre individualità e della funzionalità del gruppo.
L’Avvenire sociale, organo del gruppo omonimo, nasceva il 31 gennaio 1896 e fin dalle prime annate, rispecchiava, per la ricca collaborazione, il lavorio particolarmente intenso di tutto il Movimento anarchico, alla ricerca di un metodo organizzativo funzionale che servisse da argine alla reazione e che, evitando i pericoli della strutturazione, delle formule e degli schemi, riunisse federativamente i gruppi, per rendere possibile una maggiore affermazione dell’anarchismo e più vicina la società auspicata. Erano collaboratori del periodico un forte numero di militanti, per lo più sconosciuti e di scarsa preparazione ideologica. Fra questi ricordiamo: Gino Alari, Alfredo Baccherini, R. Barbieri, G. Barnaba, G. Bernardeschi, Guglielmo Boldrini, Amedeo Boschi. Fulgenzio Bruni, L. Buechner, Buffalmacco (di Ancona, non meglio identificato), Corinna Cagliata, Pilade Caiani, Eugenio Caretto, Gerì Caserio, Riego Cesario, Vincenzo Chiorre, U. Cini, G. Colobelli, Silvio Corio, E. Costa, Ferruccio Costa, Gesualdo Crisafi, Voltairine De Cleyre, Egidio Dei, C. De Martino, Giustino Desideri, D. Donati, L. A. Evening, Gerolamo Ferrante, Sante Ferrini, Giovanni Forbicini, Giovanni Frangioni, Guglielmo Garavani. L. Gavilli, Aurora Gerzati, Alberto Giannitrapani, Louis Grandidier, Giuseppe Guggino, Krapouche, Virginio Laffargo, U. Lambertini,Alceo Latini, Matilde Magrassi, Donato Marcucci, A. Maretti, Emilio Mariani, Felice Marzocchi, Virgilio Salvatore Mazzoni, Riccardo Mella, Libero Merlino, Virgilio Milazzo, Temistocle Monticelli, Enrico Moresi, Oreste Moresi, Pietro Moretti, M. Nocito, A. Paimarini, Enrico Petri, A. Petri, Emilie Pouget, Emilio Rinaldau, Oreste Ristori, Antonio Robbi, Rocambole, R. Rosa, Riccardo Sacconi, Andrea Salsedo, Giuseppe Sartini, O. Savi, A. Serrantoni, Spartaco Silvieri, Gustavo Soledad, M. Sorgoni, Ettore Sottovia, Joram Neo Stepiniak, Silvio Tamberi, Ugo Tarducci, Pilade Tocci, GiuseppeTonelli, Alfredo Torelli, Raffaele Valente, Eolo Varaglieli, F. Vezzani, Salvatore Visalli, Domenico Zavattero. Non mancava all’Avvenire Sociale la collaborazione assidua di anarchici di chiara fama, dei quali ricordiamo: Charles Albert, Pasquale Binazzi, Armando Borghi, Giuseppe Ciancabilla, Amilcare Cipriani, Nicola Converti, Gigi Damiani, Roberto D’Angiò, Paul Delasalle, Luigi Fabbri (che spesso firmava con il pseudonimo « Catilina »), Sebastian Faure, Pietro Gori, Jean Grave, Pietro Kropotkin, Errico Malatesta, Carlo Malato, Francesco Saverio Merlino, Ada Negri, Max Nettlau, Leda Rafanelli, Elisé Reclus, Jean Roule, Renato Souvarine. Intense erano altresì le relazioni con compagni e gruppi italiani e stranieri, infatti il periodico riceveva corrispondenze dai coatti politici delle isole di Favignana, Lampedusa, Lipari, Pantelleria, Ponza, Ventotene, Tremiti ed Ustica; dai compagni di Acireale, Barcellona P. G., Catania, Collesano, Marsala, Mistretta, Naso, Nizza Sic., Palermo, Trapani, Taormina, Villarosa; dai gruppi anarchici di Ancona, Ardenza, Asola, Bagnara Cal., Biella, Bitonto, Borgosesia, Campiglia, Carrara, Castagneto, Castel Bolognese, Castelfranco di Sotto, Cecina, Chiaravalle, Chioggia, Empoli, Fabriano, Faenza, Fano, Firenze, Fivizzano, Foggia, Forlì, Fossombrone, Gavi, Genova, Gioiosa J., Grosseto, Gualdotadino, Jesi, Imola, Livorno, Lucca, Lucerà, Lugo, Macerata, Massa Mar., Mantova, Mendola, Milano, Monterotondo, Napoli, Parma, Perugia, Pesaro, Pisa, Poggio Nativo, Pontedera, Porto Maggiore, Quirco, Ravenna, Recanati, Reggio C., Rimini, Roma, Sagliano Micca, Sampierdarena, Santa Sofia, San Giovanni Val d’Arno, San Pietro Internato, Sanremo, Savignano di Romagna, Scavezzano, Senigaglia, Sesto Fiorentino, Siena, Spezia, Terni, Torino, Urbino,Venezia, Viareggio, Villa S. Martino, Volterra; e ancora da Alessandria d’Egitto, Bellinzona, Boston Mass., Cairo, Londra, Marsiglia, Parigi, Paterson N. J.,St. Imier, Tolone, Tunisi, Zurigo.
Più che l’organo di una ben definita tendenza dell’anarchismo militante, l’Avvenire sociale è una raccolta di scritti, a volte contraddittori, dai quali traspare sempre il desiderio di raggiungere un’intima armonia tra il pensare e l’operare. Fino al momento in cui non diverrà organo di quella tendenza, che già allora si raccoglieva attorno ad un agitatore dei più noti, Errico Malatesta, esso rappresenterà tutti quei gruppi e quelle individualità, che mentre sentivano imperioso il bisogno di una organizzazione anarchica, che si sostituisse alla instabile situazione predominante nel Movimento, avvertivano parimenti la preoccupazione che i programmi e le organizzazioni potessero impedire la libera iniziativa individuale e negare, per conseguenza, la priorità dell’interesse individuale di fronte a quello sociale. Perciò, trarre dalle dichiarazioni polemiche, individuali о di gruppo, pubblicate nel periodico, le linee programmatiche particolari che distinguono la posizione propria di una determinata tendenza dell’anarchismo, è praticamente impossibile. Giacché, anche quando in apparenza favorevoli all’individualismo о al comunismo anarchico, tali dichiarazioni ribadiscono l’insofferenza verso ogni tendenza e, sfuggendo ad ogni classificazione, tradiscono la diffidenza verso il « sistema », l’organicità, l’obiettivo « unico ».
Nel caso in esame, tale insufficienza programmatica era dovuta, più che alla insofferenza di disciplina che agita tutti gli anarchici, a scarsa maturazione ideologica. Ecco infatti quanto scriveva l’Avvenire sociale il 10 maggio 1896 (a. I, n. 11 : Rocambole, «Individualismo») : « Siamo anzitutto socialisti, perché vogliamo trasformare la società presente in un’altra migliore, socializzando la proprietà privata. Siamo comunisti, perché intendiamo questa socializzazione nel senso di rendere la proprietà comune a tutti, basandoci sulla formula che: ognuno dia secondo le proprie forze, per la produzione, ed ognuno prenda secondo i propri bisogni, per il consumo. Siamo anarchici, perché questo comunismo lo intendiamo ammissibile soltanto in una civiltà di liberi e di eguali […] in una società in cui tutti obbediscano alle leggi della natura. Siamo rivoluzionari, perché per giungere a questa meta non ammettiamo che solo un mezzo, la rivoluzione fatta in nome del diritto, a beneficio totale dell’umanità. Siamo rivoluzionari ma, fedeli ai nostri principii libertarii, liberi, sconfinati come l’idea, rifuggiamo dalle associazioni più о meno segrete […] noi combattiamo alla luce del sole, indipendenti da tutto e da tutti, esponendo le nostre teorie, educandoci e perfezionandoci nella scuola individualista [...] non possiamo ammettere che un individuo sia schiavo di un programma, di uno statuto, noi desideriamo il ribelle cosciente, che non aspetti lo stimolo, vogliamo la libera iniziativa […]. Il nostro individualismo [in sostanza] è tattica rivoluzionaria, metodo di lotta […] ».
Pertanto, il gruppo messinese — composto inizialmente da Ottorino Bruzio, I. C. (non meglio identificato), Antonio De Cola, Nicolantonio del Pozzo,Tommaso De Francesco, Salvatore Frodà, Gennaro Tucci, Costantino Varvesi, Antonino Zoppina e qualche altro —, pur accettando nell’enunciazione formale il comunismo anarchico, che in Errico Malatesta aveva il suo più illustre propugnatore, lo respingeva nella sostanza, dichiarandosi avversario di programmi ed « ipotesi più о meno arrischiate » sulla futura società, e ribadendo le argomentazioni dell’individualismo dottrinale del Tucker. « Noi, dai dommatici organizzatori tanto vilipesi e bistrattati — chiarivano i redattori del periodico il 18 gennaio 1897 (a. II, n. 8): Acratos [Gigi Damiani], «Individualismo libertario» e postilla redazionale — rispondiamo serenamente: Siamo individualisti libertari perché il nostro ideale è per l’avvento della libertà senza precisare forme, senza fare ipotesi più о meno arrischiate […]. Se pretendiamo dire con certezza quello che accadrà dopo un cataclisma sociale, cessiamo d’essere positivisti […]. Noi, come gli anarchici comunisti, vogliamo la libertà economico-sociale. Però intendiamo in altro modo l’applicazione di detta libertà. Noi non la vogliamo imbrigliata né da delegazioni di funzioni, né da patti sociali più о meno revocabili a seconda della apparizione di nuovi bisogni collettivi […E d’altra parte] la libertà non potrà avere la sua intera applicazione se non sarà fondata sull’interesse individuale; interesse che non si restringe ai soli bisogni fisici, ma sibbene si estende anco ai bisogni intellettuali e morali». (Sul medesimo argomento, cfr. 25 giu. 1897, a. II, n. 20 e sgg.: V. Milazzo, «Individualismo anarchico»). E più tardi, continuando la polemica con L’Agitazione, in nome « di tutti gli anarchici integralisti » (18-19 dic. 1897, a. II, n. 38: «Una proposta accettata»),la redazione dell’Avvenire sociale ribadiva la propria adesione all’anarchismo« integrale », cioè contrario ad ogni sistema e ad ogni metodo organizzativo funzionale difeso dal Malatesta, e favorevole al « comunismo senza condizione », come garanzia sicura dell’individuo nella società futura (10-11 genn. 1908, a. III, n. 1: «Pronunciamenti sgraditi e Un pericolo»; circa la polemica con L’Agitazione cfr. anche i n. sgg.).
Parallelamente agli articoli di polemica interna, che facevano dell’Avvenire sociale « la palestra fida e spassionata » di « tutti gli anarchici integralisti », cioè dei « gruppi autonomi, individualisti, libertari ecc. » « del Cairo, d’Alessandria (d’Egitto), dell’Algeria, della Svizzera e di molte parti d’Italia »(18-19 dic. 1897, a. II, n. 38: «Una proposta accettata»), il periodico pubblicava numerosissimi scritti intorno ad argomenti teorici, di contenuto specifico о generale, alcuni dei quali racchiudevano in poche colonne l’insieme dei principi о taluni particolari aspetti di casistica anarchica, trattati con elementari formule persuasive. Di quelli apparsi dal gennaio 1896 al maggio 1898, ci sembrano degni di attenzione i seguenti: S. Faure, «Che cosa vogliamo?» (6 febb. 1896, a. I, n. 2); G. Sartini, «Legge di natura» (8 mar. 1896, a. I, n. 5); «I sognatori e la patria» (8 mar. 1896, a. I, n. 5); Pierre, «L’arte e il socialismo» (19 apr. 1896, a. I, n. 9); Rocambole, «Militarismo» (26 apr. 1896, a. I, n. 10); L. Michel, «Episodio della mia vita. Come divenni anarchica» (10 magg. 1896, a. I, n. 11); L. Fabbri, «All’erta» (10 mag. 1896, a. I, n. 11); G. Damiani, «Collettivismo» (30 ag. 1896, a. I, n. 22); «La donna come era, come è e come sarà» (1 genn. 1897, a. II, n. 1); M. Bakunin, «La libertà anarchica» (1 genn. 1897, a. II, n. 1); E. Reclus, «I prodotti della terra» (9 genn. 1897, a. II, n. 2); Evening, «Il fallimento nel sistema industriale« (9 genn. 1897, a. II, n. 2); P. Kropotkin, «L’ordine» (tratto da: Parole di un ribelle) (18 genn. 1897, a. II, n. 3 e sgg.); C. Cafiero, «Il nostro ideale rivoluzionario» (18 mar. 1897, a. II, n. 8); E. Malatesta, «Fra contadini» (18 mar. 1897, a. II, n. 8 - 5 giu. 1897, a. II, n. 18); Evening, «I criteri moderni della sociologia criminale» (27 mar. 1897, a. II, n. 9 e sgg.); Proudhon, «La religione» (10 apr. 1897, a. II, n. 11); P. Caiani, «Il lavoro» (18 apr. 1897, a. II, n. 12); P. Kropotkin, «L’espropriazione» (18 apr. 1897, a. II, n. 12 e sgg.); Evening, «L’anarchia e il suo sviluppo» (25 apr.1897, a. II, n. 13); J. Grave, «La proprietà» (9 mag. 1897, a. II, n. 15); P. Caiani, «La famiglia» (17 giu. 1897, a. II, n. 19); R. D’Angiò, «La polizia» (16 lug. 1897, a. II, n. 22 e sgg.); S. Faure, «I delitti di dio. L’evoluzione religiosa attraverso i secoli» (9 ott. 1897, a. II, n. 30 - 12 nov. 1897, a. II, n. 34); V. S. Mazzoni, «Gli anarchici e il primo maggio» (30 apr. 1898, a. III, n. 13).
Soppresso dalle autorità nel maggio 1898, L’Avvenire sociale potè riprendere le pubblicazioni nell’ottobre dell’anno successivo, cioè dopo che Tommaso De Francesco, animatore del gruppo e direttore del periodico, scontò la pena a cui era stato condannato dal Tribunale di Messina, come principale responsabile del « tumulto della fame », verificatosi in città il 10 maggio 1898. La nuova esperienza vissuta nei diciotto mesi di sospensione, durante i quali il costante intervento disgregatore delle autorità governative aveva costretto il gruppo ad operare clandestinamente, e la ripresa del movimento operaio locale, alla quale non era stata estranea la propaganda svolta dagli anarchici, affrettarono la maturazione in senso organizzativo degli affiliati al gruppo « Avvenire Sociale ». Pertanto, dall’ottobre 1899, respingendo le polemiche interne, in quanto nocive all’unità del Movimento, essi affermavano la necessità dell’attiva partecipazione degli anarchici all’organizzazione operaia : « basandosi sul concetto che l’unione fa la forza, la redazione […] crede utile che i compagni si organizzino liberamente in gruppi, i quali, alla loro volta, pur rimanendo autonomi о garantendo, anzi aiutando, le libere iniziative dei propri componenti, siano uniti fra loro da una costante relazione e dal reciproco scambio d’idee per concertare i mezzi migliori e riuscire più presto nei singoli intenti, nell’agitazione e nella propaganda. Ai gruppi о agli individui, componenti questo fascio di forze libere ma concordi, sta poi l’intendersi sulle modalità di mantenersi uniti per norma degli amici comuni, noi non faremo dell’esclusivismo; e se qualcuno non approva in noi qualche cosa ci neghi il suo aiuto in ciò che riguarda quella cosa, e ce lo dia poi nel resto. Ma teniamoci lontani da inutili polemiche che lasciano il tempo che trovano, e continuiamo a lottare per la conquista dell’avvenire che ci attende […] » (19-20 ott. 1899, a. IV, n. 1: «Risorgiamo»). Si proponeva, quindi, non più una generica « intesa » fra gli anarchici, ma una federazione di gruppi e si suggeriva la necessità di un congresso che discutesse ed approvasse un idoneo programma organizzativo. Riguardo poi al potenziamento della propaganda in difesa delle libertà fondamentali, ostacolate dai provvedimenti governativi, il locale gruppo, parodiando i partiti politici messinesi, che già da qualche tempo avevano realizzato un’ibrida unione, in funzione elettorale antigovernativa, proponeva un’impossibile « alleanza di tutti i partiti popolari sul piano non parlamentare» (12-13 genn. 1900, a. V, n. 2 e sgg.: «Sempre per un’alleanza fra i partiti popolari»), praticamente conseguita dopo la formazione del governo Zanardelli e per la soluzione del solo problema della soppressione del « domicilio coatto ».
Nonostante i propositi anti-polemici, dopo questi appelli, l’Avvenire sociale doveva affrontare le ire di quei gruppi, che qualche anno prima aveva rappresentati. « E’ un fatto accertato che organizzazione non vuol dire autorità, come società non significa stato o, parlando più propriamente, governo […] — chiariva il periodico (19-20 genn. 1900, a. V, n. 3: Evening, «L’organizzazione anarchica. Sullo stesso argomento», cfr. i n. sgg. e specialmente: 23-24 mar. 1900, a. V, n. 12: «Appello ai compagni siciliani»; 15 nov. 1900, a. V, n. 33: «Appello redazionale»; 10 apr. 1901, a. VI, n. 15 e sg. : «Obbiezioni alla organizzazione»). Disgraziatamente però il pregiudizio di confondere organizzazione e autorità è stato sempre radicato nel pensiero umano, tanto da confondere in tutti i tempi i loro effetti; e da ciò l’opinione prevalente di molti compagni che una organizzazione della propaganda anarchica, sulle basi di un partito e di un programma anarchico non possono darsi se non a patto di scivolare nell’autoritarismo […] ».
Comunque nel 1901, vari gruppi italiani, dei quali ricordiamo quelli di Roma, Padova, Bergamo, Genova, Reggio C., Ancona, Vicenza, Spezia, Fabriano, Pisa, Camerino, Faenza, Pesaro, Lucca, Torino, Porto Maggiore,Alessandria e Messina, riuscirono ad intendersi sulla base del noto programma della « Federazione del Partito socialista anarchico del Lazio » (pubblicato dall’Avvenire sociale nel n. 26 del 27 giu. 1901, e ripubblicato poi in opuscolo dalla stessa redazione messinese. Un breve sunto del Programma, in E. Zoccoli, L’Anarchia, Milano, 1944, p. 366-368. L’elenco dei gruppi aderenti al Programma della Federazione del Lazio, venne pubblicato dal periodico il 3 lug. 1901, a. VI, n. 27 e sgg.) e del regolamento dell’organizzazione funzionale dei gruppi, compilato da un anarchico anconetano e pubblicato come complemento necessario al Programma (Buffalmacco, «L’organizzazione socialista anarchica. Appunti pratici», pubblicato a puntate dal 2 apr. 1902, a. VII, n. 14 al 14 mag. 1902, a. VII, n. 20 e poi riprodotto in opuscolo dal medesimo gruppo messinese. Un breve sunto del Regolamento, in E. Zoccoli, op. cit., p. 368-370).
L’attività propagandistica espletata dagli anarchici messinesi come attuazione dell’indirizzo organizzativo abbracciato, si estese localmente dalla partecipazione attiva alla vita del movimento operaio, ad una serie di agitazioni popolari promosse per il conseguimento della giornata lavorativa di otto ore,per l’abolizione del « domicilio coatto » e delle spese improduttive in genere e militari in specie (cfr. per esempio: 17 apr. 1902, a. VII, n. 16 e sg.: «Manifesto per il 1° Maggio» e relazione delle agitazioni organizzate); alla funzione di coordinamento fra i vari gruppi anarchici dell’isola ed alla organizzazione di circa 27 conferenze, tenute in Sicilia da Pietro Gori, dal 18 gennaio al 20 febbraio del 1903 (nel n. 41 del 9 ott. 1902, venne pubblicata una «Lettera aperta [di Pietro Gori] ai compagni della Sicilia», in merito al prossimo giro di propaganda che avrebbe intrapreso. Le cronache delle conferenze, tenute dall’oratore a Messina, Catania, Siracusa, Modica, Girgenti, Imera, Caltanissetta, Villarosa, Palermo, Marsala e Trapani e dell’arringa pronunciata innanzi al Tribunale di Messina, il 9 febbraio 1903, in favore di T. De Francesco e altri, accusati di avere stampato e diffuso il citato opuscolo di Buffalmacco, vennero pubblicate dal 23 genn. 1903, a. VIII, n. 4 al 19 mar. 1903, a. VIII, n. 12); alla pubblicazione di una serie di opuscoli di propaganda largamente diffusi dai gruppi anarchici italiani (oltre i due citati, vennero stampati a Messina i seguenti opuscoli: P. Kropotkin, Comunismo anarchico (1896); V. S. Mazzoni, Barlumi d’ideale (1896); E. Malatesta, Fra contadini (1897); S. Faure, I delitti di dio (1897); N. Converti, Che cosa è il socialismo (1900); P. Delasalle, La resistenza operaia, con prefazione di E. Malatesta (1901); C. Cafiero, Anarchia e comunismo (1901); Alla donna (1902); E. Sottovia, Anarchismo e socialismo (1902); Chi siamo e che cosa vogliamo (1903); E. Malatesta, Fra contadini (1903); M. Nettlau, Uno schizzo biografico su Michele Bakounine, con prefazione di E. Reclus (1904), versione italiana del saggio: Michael Bakunin. Ein biographische Skizze, pubblicato a Berlino nel 1901).
Nel medesimo periodo, gli sforzi compiuti dai gruppi italiani federati e dai loro organi di propaganda non riuscirono a vincere le diffidenze e le esitazioni esistenti fra gli anarchici, rispetto al problema della organizzazione interna (gli articoli più interessanti su questo argomento, vennero pubblicati dall’Avvenire sociale in data: 1 genn. 1902, a. VII, n. 1: «Anarchia e individualismo»; 5 febb. 1902, a. VII, n. 6: Protos, «Organizzatori e individualisti»; 27 apr. 1903, a. VIII, n. 17: «Una lettera di E. Reclus»; 1 dic. 1904, a. IX, n. 25: Compagni, organizzatevi). E le polemiche tra i favorevoli e gli avversari di un programma federativo anarchico continuarono a travagliare il Movimento, colpito ripetutamente dalle persecuzioni e sempre più impegnato in una lotta ineguale contro le leggi eccezionali, come appare anche dalle cronache e dalle corrispondenze del periodico e, per quanto riguarda il locale gruppo, dai resoconti dei processi penali celebrati a Messina contro gli anarchici.
Gli scritti più significativi pubblicati dal settimanale nel corso della lunga campagna antireazionaria, si possono dividere in tre gruppi. Al primo appartengono quelli che trattano il problema nelle linee generali: «Paolo Schicchi» (9 genn. 1897, a. II, n. 2); Evening, «Per un dimenticato» (30 genn. 1897, a. II, n. 4); «La caccia agli anarchici» (1 mag. 1897, a. II, n. 14); «Morte agli anarchici» (16 lug. 1897, a. II, n. 22); «Il governo viola il segreto epistolare» (riprodotto dall’Avanti!) (29 lug 1897, a. II, n. 23); G. Gentile, «La nuova legge sul domicilio coatto» (7 ag. 1897, n. unico); «Abbasso il domicilio coatto» (9 ott. 1897, a. II, n. 30); P. Moretti, «Il domicilio coatto» (5 nov. 1897, a. II, n. 33); «Contro il domicilio coatto» (20 ott. 1899, a. IV, n. 1 e sgg.); L. Galleani, «Manet immota fides» (riprodotto dal numero unico anarchico I morti, 2 nov. 1899) (8-9 giu. 1900, a. V, n. 23); «Contro il domicilio coatto» (9 genn. 1901, a. VI, n. 2 e sgg.). Al secondo gruppo appartengono le cronache giudiziarie e le interessanti corrispondenze dalle « isole », pubblicate nelle diverse annate. In proposito è opportuno segnalare i n. del 17 giu. 1897 (a. II, n. 19), 19-20 ott. 1899 (a. IV, n. 1), 26-27 genn. 1900 (a. V, n. 4), 23-24 mar. 1900 (a. V, n. 12), nei quali appare l’elenco dei coatti politici italiani, con indicazioni relative alla provincia di provenienza ed alla fede politica di ciascuno di essi. Al terzo gruppo, infine, appartengono i lunghi elenchi di sottoscrittori pro-coatti e loro famiglie ed i numerosi appelli per la costituzione di un « Comitato cittadino di agitazione », realizzato per la prima volta nel luglio del 1900 (la notizia della costituzione del Comitato e l’elenco dei componenti, rappresentanti i partiti politici messinesi, vennero pubblicati nel n. 28 del 13-14 lug. 1900).
La costituzione del Comitato di agitazione fu un sintomo del diffuso malcontento contro le leggi eccezionali come metodo di governo, ed un indizio certo che la campagna di chiarificazione condotta dall’Avvenire sociale aveva incontrato consensi e simpatie in determinati ambienti politici. Aveva giovato a questa azione chiarificatrice il lineare atteggiamento assunto dal gruppo anarchico, rispetto al delicato problema della «propaganda del fatto», agitato dalla stampa borghese per alienare agli anarchici le simpatie della pubblica opinione, moltiplicando le diffuse prevenzioni contro di essi. « Noi ci dichiariamo avversari della violenza — scrivevano in merito i redattori dell’Avvenire sociale (6-7 apr. 1900, a. V, n. 14: Il pregiudizio terrorista) —, ed appunto siamo anarchici per questo, giacché una sola specie di violenza è ammessa da noi, quella che tende a combattere la violenza opposta. E con ciò non facciamo in fondo che affermare quella resistenza al male che dovrebbe essere dovere di ogni uomo onesto […] » (cfr. altresì: 24 dic. 1897, a. II, n. 6: Rocambole, «Violenti?»; 10 apr. 1897, a. II, n. 11: «La difesa di Vailant [Vaillant]»; 25 apr. 1897, a. II, n. 13 e sgg.: «L’attentato contro Umberto»; 29 mag. 1897, a. II, n. 17: «Emilio Henry»; 15 apr. 1898, a. III, n. 11 e sgg.: R. D’Angiò, «Michelle Angiolillo. Appunti biografici»). Dopo lo stesso attentato del Bresci, che causava al periodico alcune settimane di sospensione, gli anarchici messinesi ripetevano che « il partito socialista anarchico non ammette nei suoi metodi di lotta l’omicidio politico » ; l’opinione quindi che ciascun anarchico può avere, circa l’atto individuale, non può coinvolgere il partito, che è costituito « non per fare apologia di atti isolati », ma per «esplicare una azione tutta collettiva» (8 ag. 1900, a. V, n. 31 e sg.: redazionale in merito al regicidio; 16 genn. 1901, a. VI, n. 3: «Una lettera di Giovanni Bovio» all’Avvenire sociale; 13 febb. 1901, a. VI, n. 7: «Ad E. De Amicis. Lettera aperta»). E nella valutazione delle responsabilità, i redattori del periodico affermavano che « il Governo, e non noi, è stata la causa del regicidio, il Governo che sin’oggi comprimendo, quasi sotto una camicia di forza, le sante energie popolari, abolendo le norme statutarie, non riconoscendo il diritto alla vita, affamando un popolo intiero, rendendolo schiavo economicamente, politicamente e moralmente, fucilando quando ha chiesto pane, perseguitandolo quando ha chiesto libertà, ha creato il germe della ribellione […] » (6 febb. 1901, a. VI, n. 6): «Nuove infamie. Il progetto di legge contro gli anarchici»).
Comunque, com’è dimostrato dalla diffusione del periodico, il quale dal novembre del 1900 alla metà dell’anno successivo aumentò la tiratura da 2500 a 3500 copie, la reazione della pubblica opinione messinese contro gli anarchici, in seguito al regicidio di Monza, fu molto scarsa e addirittura nulla nell’ambiente operaio, dove il gruppo svolgeva da tempo una concreta ed efficiente attività propagandistico-organizzativa.
« Per interessare le masse e far loro desiderare il trionfo delle nostre idee, crediamo necessario andare fra il popolo — avevano dichiarato gli anarchici messinesi nel primo numero della ripresa del periodico, il 19-20 ottobre 1899 —, entrare in tutte le organizzazioni operaie, in specie se di resistenza e portarvi la scintilla vivificatrice libertaria […] ». Ed in pochi mesi, insieme con taluni socialisti messinesi prima, e con la stessa direzione della locale Sezione dopo le elezioni politiche del 1900, erano riusciti a creare a Messina la Camera del Lavoro. Le notizie relative alla costituzione ed allo sviluppo di questo ente proletario, alle agitazioni ed agli scioperi da esso promossi, nonché gli articoli di propaganda organizzativa, facilmente accessibili alle incolte menti dei lavoratori messinesi, pubblicati nelle annate 1900 e 1901 dell’Avvenire sociale, sono fondamentali per la storia del movimento operaio locale, e per la comprensione del rapido svuotarsi della combattività della organizzazione camerale messinese, negli anni immediatamente seguenti al Terremoto del 28 dic. 1908. Degni di rilievo sono: l’appello alle Camere del Lavoro d’Italia per una federazione di esse, lanciato dalla « Federazione delle Camere del Lavoro d’Italia. Comitato Federale - Firenze » nel gennaio 1900, riprodotto nel periodico il 2-3 mar. 1900 (a. V, n. 5); l’appello del tipografo Tommaso De Francesco «Agli operai tipografi», pubblicato il 20-21 apr. 1900, а. V, n. 6 [16]); l’elenco delle leghe operaie aderenti alla C. d. L., apparso il 3 genn. 1901 (a. VI, n. 1) e nei n. sgg.; l’articolo «Lavoro fecondo» di R. Mella, decisamente favorevole alla partecipazione degli anarchici al movimento operaio, pubblicato il 3 apr. 1901 (a. VI, n. 14); l’appello lanciato dal gruppo anarchico messinese ai lavoratori, ancora non organizzati nelle leghe di resistenza, il 26 apr. 1901 (a. V [VI], n. 17), con il titolo «Primo Maggio 1901»; ed infine l’esortazione rivolta a tutte le individualità ed a tutti i gruppi anarchici italiani, perché cessassero di « bizantineggiare nei vecchi motivi polemici » e si impegnassero di lottare nelle organizzazioni dei lavoratori, pubblicata il 3 mag. 1901 (a. VI, n. 18).
Ma l’unità formalmente conseguita dai due gruppi promotori della costituzione della Camera del Lavoro, sulla base dell’azione diretta, rivoluzionaria e popolare delle masse, non poteva essere duratura: dato il tradizionale ed ovvio contrasto esistente fra il metodo libertario degli anarchici e quello parlamentare e legalitario dei socialisti, ormai chiaramente avversi, anche a Messina, alla intransigenza rivoluzionaria, ieri con tanto entusiasmo sostenuta e difesa. Il primo importante incidente fra le due frazioni si era già verificato durante la campagna elettorale politica del 1900, per la irriducibile avversione degli anarchici al progetto socialista favorevole ad un intervento attivo delle leghe operaie, allora in fase di organizzazione camerale, in sostegno del candidato Giovanni Noè (23-24 febb. 1900, a. V, n. 8: «Prepariamoci per le elezioni»; 25-26 mag. 1900. a. V, n. 21 e sgg.: polemica contro il Partito socialista messinese ed il Noè, al quale si nega il diritto di dichiararsi tuttavia anarchico; 31 mag. - 1 giu. 1900, a. V, n. 22 e sgg.: Catilina, «Perché siamo astensionisti»; ibidem: manifesto astensionista «Al Popolo»; 8-9 giu. 1900, a. V, n. 23: «Discutendo. A Saverio Merlino e al Cigno di Ancona», risponde al Merlino che nell’Italia Nuova aveva invitato gli anarchie; a votare). Da quel momento, l’Avvenire sociale aveva intensificata la lotta contro i socialisti, pubblicando una catena di articoli polemici, che ribadivano in forma più chiara ed incisiva, di quelli apparsi nelle annate precedenti, il concetto della negatività del metodo parlamentare e legalitario, sufficientemente svolto nel corso della polemica Merlino-Malatesta. In merito a questo argomento, segnaliamo gli articoli più importanti pubblicati dal periodico fino al 1901 : A. Agresti, «Congresso operaio internazionale del 1896» (11 giu. 1896, a. I , n. 14; corrispondenza da Firenze, in margine al IV congresso nazionale socialista (24 lug. 1896, a. I, n. 16); G. Damiani, «Ai cavalieri della scheda» (23 ott.1896, a. I, n. 29); G. Damiani, «Autoritari e libertari» (18 dic. 1896, a. I, n. 36); R. D’Angiò, «Il governo socialista» (30 genn. 1897, a. II, n. 4); «Aspettando»: intervento nella polemica Merlino-Malatesta (11 mar. 1897, a. II, n. 7); V. S. Mazzoni, «Voce del sangue. A F. S. Merlino» (10 apr. 1897, a. II, n. 11); «Dichiarazione dei coatti di Ventotene» contro il deviazionista Merlino (10 apr. 1897, a. II, n. 11); J. Grave, «Gli anarchici sono i soli socialisti» (19 mag. 1897, a. II, n. 16); «Repubblicani, socialisti ed anarchici», dialogo (26-27 nov. 1897, a. II, n. 36 e sgg.); V. Milazzo, «Voci in… capitolo», sul caso Merlino (18-19 dic.1897, a. II, n. 38); Catilina, «Cose a posto. A Saverio Merlino», in risposta ad alcuni scritti del Merlino apparsi nella Rivista critica del Socialismo (19-20 ott. 1899, a. IV, n. 1); Catilina, «L’evoluzione del socialismo anarchico. A Saverio Merlino» (26-27 ott. 1899, a. IV, n. 2); Catilina, «La crisi del socialismo democratico» (2-3 nov. 1899, a. IV, n. 3); E. Malatesta, «Capriole social-democratiche«, dall’opuscolo La politica parlamentare nel movimento operaio (23-24 mar. 1900, a. V, n. 12); Catilina, «Dalli all’equivoco» (12-13 apr. 1900, a. V, n. 15); Catilina, «I democratici socialisti sono autoritari?» (11-12 mag. 1900, a. V, n. 19); Catilina, «Autorità о amministrazione» (18-19 mag. 1900, a. V, n. 20); S. Faure, «La macchina governativa» (20-21 lug. 1900, a. V, n. 29); Catilina, «Ancora alcune obiezioni» (28 nov. 1900, a. V, n. 35); Catilina, «Noi siamo i veri socialisti» (13 dic. 1900, a. V, n. 37); Catilina, «Parole, parole, parole…» (23 genn. 1901, a. VI, n. 4); «Ai socialisti del voto» (31 genn. 1901, a. VI, n. 5); «L’acrobatismo dell’On. Colajanni»: tratta di una conferenza da questi tenuta a Messina, sul tema «Mazzini e il socialismo» (20 mar. 1901, a. VI, n. 12); «Lettera di L. Fabbri e Aristide Ceccarelli (Roma, 29 apr. 1901) al Signor Direttore dell’Avanti!», in risposta ad alcune obiezioni polemiche rivolte dal giornale socialista agli anarchici (16 mag. 1901, a. VI, n. 20); Catilina, «A proposito di una polemica» (16 mag. 1901, a. VI, n. 20); Catilina, «Anarcofobia», in risposta a Critica Sociale e a l’Avanti! (7 ag. 1901, a. VI, n. 32).
Alla frattura del movimento operaio messinese, raccolto in quella Camera del Lavoro, — che come affermava ripetutamente L’Avvenire sociale — era stata progressivamente trasformata in «agenzia elettorale socialista», si arrivò durante le elezioni camerali del 1901. Le successive fasi del dissidio, caratterizzato dalle proteste sempre più aspre degli anarchici, contro taluni socialisti che, per realizzare il sogno ambizioso del seggio in Consiglio comunale о in Parlamento — era sempre il periodico che lo affermava —, monopolizzavano la direzione del sodalizio operaio locale e creavano pericolose scissioni in seno al loro partito medesimo, erano tratteggiate da Salvatore Frodà, in un lungo articolo pubblicato nell’Avvenire sociale del 3 nov. 1904 (a. IX, n. 23), sotto il titolo polemico: «Principio e fine delle Camere del Lavoro». Sul medesimo argomento si soffermavano le cronache delle ultime tre annate del periodico ed i seguenti scritti, i quali servono ad illustrare e chiarirei motivi peculiari della sfiducia sempre maggiore degli anarchici nelle organizzazioni operaie controllate dai socialisti: Gerace, «Legalitari ed anarchici nell’organizzazione operaia» (2 apr. 1902, a. VII, n. 14); E. Sottovia, «I socialisti anarchici e le Camere del Lavoro» (9 lug. 1902, a. VII, n. 28); E. Sottovia, «Lo sciopero generale e le organizzazioni operaie italiane» (23 lug. 1902, a. VII, n. 30); A(ntonino) Z(oppina), «Le Camere del Lavoro» (30 lug. 1902, a. VII, n. 31); «Il Congresso socialista d’Imola. Impressioni di un anarchico» (24 sett.1902, a. VII, n. 39); «La crisi del socialismo legalitario» (21 genn. 1904, a. IX, n. 3); «Il 1º Maggio a Messina e Per la Camera del Lavoro» (5 mag. 1904, a. IX, n, 14); «Lo sciopero generale e la Camera del Lavoro di Messina» (6 ott. 1904, a. IX, n. 20); Protos, «Lo sciopero generale e i socialisti parlamentari italiani» (27 ott. 1904, a. IX, n. 22).
Come abbiamo notato, dalla ripresa dell’ottobre 1899, i motivi fondamentali della propaganda del gruppo messinese erano: il problema organizzativo e della partecipazione degli anarchici al movimento operaio, ed il problema dell’antiparlamentarismo, dal quale scaturiva la polemica con i « socialisti legalitari ». Questi stessi argomenti condizionavano sostanzialmente tutti i collaboratori del settimanale, fin’oltre l’interruzione del maggio-dicembre 1903, come si rileva dai seguenti articoli di particolare valore, i quali, salvo qualche eccezione, trattano più о meno diffusamente i problemi enunciati, spiegandone a volte taluni particolari aspetti : E. Reclus, «La piccola borghesia» (1-2 dic. 1899, a. IV, n. 7); P. Kropotkin, «La morale anarchica» (22-23 dic. 1899, a. IV, n. 10); L. Fabbri, «Fine di un secolo» (5-6 genn. 1900, a. V, n. 1); L. Michel, «L’opera nostra» (9-10 febb. 1900, a. V, n. 6); E. Malatesta, «La crisi dell’Anarchismo» : risposta ad un articolo di E. Leone, apparso su Presente e Avvenire di Roma, sotto il medesimo titolo (16-17 febb. 1900, numero unico); G. Gavilli, «Dell’abbici del socialismo anarchico» (23-24 febb. 1900, a. V, n. 8); E. Malatesta, «Federalismo e anarchia», già apparso ne La questione sociale di Paterson, il 20 genn. 1900 (29-30 mar. 1900, a. V, n. 13); Catilina, «La pasqua dei lavoratori» (3-4 mag. 1900, a. V, n. 18); «Congresso socialista-anarchico romagnolo», resoconto (13-14 lug. 1900, a. V, n. 28); E. Malatesta, «Lotta politica e lotta economica» (25 lug. 1900, a. V, n. 30); Catilina, «L’azione popolare sugli ambienti governativi» (8 ag. 1900, a. V, n. 31); E. Malatesta, «Il dovere della resistenza», già apparso пеll’Agitazione di Ancona (22 nov. 1900, a. V, n. 34); Catilina, «L’ultimo congresso internazionale» (22 nov. 1900, a. V, n. 34); E. Malatesta, «Al Caffè. Conversazioni dal vero» (28 nov. 1900, a. V, n. 35 - 6 febb. 1901, a. VI, n. 6); P. Gori, «Sempre avanti» (19 dic. 1900, a. V, n. 38); Catilina, «Interpretazione utopistica dell’Anarchismo» e P. Delasalle, «Lo sciopero» (16 genn. 1901, a. VI, n. 3); P. Gori, «Verso il duemila» (23 genn. 1901, a. VI, n. 4); J. Guesde, «Lo Stato» (6 febb. 1901, a. VI, n. 6); E. Malatesta, «Il Comune di Parigi. 18 marzo-28 maggio 1871» (20 mar. 1901, a. VI, n. 12); E. Malatesta, «L’Anarchia» (7 ag. 1901, a. VI, n. 32 - 19 dic. 1901, a. VI, n. 51); Catilina, «Polemizzando» (28 ag. 1901, a. VI, n. 35); Catilina, «Anarchismo, scioperi e organizzazione» (18 sett. 1901, a. VI, n. 38); Forbice (G. Forbicini), «Repressione e prevenzione» (2 ott. 1901, a. VI, n. 40); Buffalmacco,« Gli anarchici e la religione» (6 nov. 1901, a. VI, n. 45 e sgg.); P. Gori, «Che cosa è la proprietà individuale» (1 genn. 1902, a. VII, n. 1); M. Bakunin, «Che cosa vogliono gli operai» (22 genn. 1902, a. VII, n. 4); E. Reclus, «Evoluzione e rivoluzione» (12 mar. 1902, a. VII, n. 11 - 26 mar. 1902, a. VII, n. 13); E. Malatesta, «Chi è socialista?» (28 mag. 1902, a. VII, n. 22); manifesto astensionista per le elezioni amministrative e P. Gori, «I fucinatori di bombe» (5 giu. 1902, a. VII, n. 23); E. Malatesta, «Il lavoro nella società futura» (11 giu. 1902, a. VII, n. 24); F. S. Merlino, «La religione» (11 giu. 1902, a. VII, n. 24); P. Gori, «Il pericolo nero» (6 ag. 1902, a. VII, n. 32); «L’inutilità del voto» (10 sett. 1902, a. VII, n. 37); Buffalmacco, «Il diritto di proprietà» (10 sett. 1902, a. VII, n. 37); E. Malatesta, «Che cosa è l’anarchia» (9 ott. 1902, a. VII, n. 41); P. Gori, «Verso la meta» (6 nov. 1902, a. VII, n. 45); P. Gori, «Lettera alla Direzione dell’Avanti!» (datata: Milano, 20 nov. 1902), in merito alle sue conferenze scientifiche sulle nazioni dell’America Latina ed all’emigrazione italiana (20 nov. 1902, a. VII, n. 47); E. Reclus, «Tutto cambia» e P. Gori, «Emma Goldman», cenni biografici (4 dic. 1902, a. VII, n. 49); P. Gori, «Il diritto operaio» (2 genn. 1903, a. VIII, n. 1); P. Gori, «L’organizzazione economica dei lavoratori» (15 genn. 1903, a. VIII, n. 3); S. Faure, «Le prostitute» (5 mar. 1903, a. VIII, n. 10); P. Gori, «Ai lavoratori di Sicilia» (19 mar. 1903, a. VIII, n. 12); A. Cipriani, «Il socialismo rivoluzionario» (26 mar. 1903, a. VIII, n. 13); P. Kropotkin, «Verso l’anarchia». Dalle Memorie d’un rivoluzionario (9 apr. 1903, a. VIII, n. 15 e sg.); E. Reclus, «Chi siamo» (16 apr. 1903, a. VIII, n. 16).
Nel maggio del 1903, « considerando come e quanto sia necessaria alle nostre idee, l’esistenza di una rivista popolare che oltre ad essere scuola di propaganda, sia una completa rassegna di tutto lo sviluppo quotidiano del nostro partito », il gruppo messinese decideva di sospendere il settimanale ed iniziare la pubblicazione di una rivista quindicinale di informazione e di propaganda (26 mar. 1903, a. VIII, n. 13: «Ai compagni d’Italia e dell’estero»). L’esperimento, però, non ebbe il successo sperato. Se le corrispondenze e le cronache interne del Movimento potevano in qualche modo soddisfare la sete di notizie degli affiliati ai gruppi anarchici (il n. 20 del 5 giu. 1903, a p. 35, riporta un indice della stampa periodica e dei gruppi anarchici italiani), non interessavano affatto la massa anonima dei lettori. Inoltre, per difetto di intelligente e varia collaborazione, la rivista si era dovuta trasformare in una specie di antologia di scritti di carattere dottrinale e cronachistico, difficilmente accessibili ai lavoratori, e già in parte conosciuti negli ambienti anarchici (fra i più interessanti articoli pubblicati ricordiamo: 20 mag. 1903,a. VIII, n. 19: Cenno biografico di Paolo Schicchi; 5 giu. 1903, a. VIII, n. 20: P. Kropotkin, «La realtà dell’anarchismo», ibidem: «Mazziniani ed internazionalisti» (riproduce sotto tale titolo «L’Appello» di Mazzini contro l’Internazionale, pubblicato nella Roma del Popolo, in data 13 lug. 1871, seguito da un commento critico di O. Savi, sulla falsariga della nota risposta di M. Bakunin); ibidem e sgg.: M. Nettlau, «Michele Bakounine» (schizzo biografico successivamente pubblicato in opuscolo, e qui comparso a puntate fino al 21 apr. 1904, a. IX, n. 12 del settimanale); 1 ag. 1903, a. VIII, n. 23: Ch. Albert, «Il parlamentarismo»; 15 sett. 1903, a. VIII, n. 25: P. Kropotkin,« Ivan Tourguenév» (sic, per Turgheniev): profilo biografico. Per questi peculiari difetti,la rivista ebbe scarsa diffusione e consegui risultati propagandistici irrisori. E pertanto, dopo appena sei mesi dall’uscita del primo numero, essa venne soppressa, per dar luogo ancora una volta al settimanale.
« La rivista — chiariva la redazione — è un organo di elevata discussione di idee e di metodi che come tale può interessare tutti coloro che hanno già una coscienza formata; ma non penetra nelle masse, disgraziatamente ancora quasi analfabete, e perciò stesso bisognose di propaganda spicciola, elementare, efficace.
«Noi dobbiamo procedere con metodi razionali: ogni altro mezzo è inadatto allo scopo e può solamente distrarre le nostre energie, con spreco di sacrifizi morali e finanziari. Non è nostro dovere, dunque, lasciare le alte sfere della discussione per dedicarci, come da circa un decennio abbiamo fatto,alla formazione di coscienze nelle abbrutite plaghe siciliane? E per questo non occorre la rivista, ma il giornale dalla forma chiara, dagli argomenti facili, accessibile alla mente del lavoratore […] » (6 genn. 1904, a. IX, n. I).
Questi i limiti entro i quali il settimanale svolgeva la propaganda generale nel corso del nuovo anno e nei tre numeri pubblicati nel 1905 (6 genn. 1904, a. IX, n. 1: «La questione meridionale»; 11 febb. 1904, a. IX, n. 16 [6?]: A. Gerzati, «Analfabetismo»; 8 apr. 1904, a. IX, n. 11: C. Malato,« L. Michel»; 1 mag. 1904, a. IX, n. 13: P. Kropotkin, «Evoluzione?»; 15 mag. 1904, a. IX, n. 15: L. Fabbri, «Praticità dell’idea anarchica»; 4 giu. 1904, a. IX, n. 17: E. Goldman, «Anarchia»; ibidem: A. Cipriani, «La fede»; 8 lug. 1904, a. IX, n. 19: E. Reclus, «La pretesa decadenza anarchica»; 21 ott. 1904, a. IX, n. 22: A. Salsedo, «Liberiamo il popolo dalle pastoie religiose»; ibidem: Protos, «La morale anarchica»; 3 nov. 1904, a. IX, n. 23: manifesto astensionista; 26 genn. 1905, a. X, n. 3: E. Sottovia, «Il comunismo anarchico»). Particolarmente intensa e violenta era la campagna antimilitarista, svolta dal periodico negli ultimi mesi del 1904 e nel gennaio dell’anno seguente, sulla base di una interessante rubrica sulla vita delle caserme e dei reclusori militari, iniziata il 27 ott. 1904 (a. IX, n. 22), come pratica dimostrazione della pericolosità del militarismo, sufficientemente illustrato dai seguenti articoli, durante i mesi precedenti: P. Gori, «I reclusori militari» (21 genn. 1904, a. IX, n. 3); «La viltà del silenzio» (25 febb. 1904, a. IX, n. 8); Gilliat, «I tumulti al reclusorio militare di Gaeta» (25 mar. 1904, a. IX, n. 10); «Delizie militariste» (22 giu. 1904, a. IX, n. 18).
La propaganda antimilitarista, condotta su vasta scala da tutto il movimento anarchico italiano, provocava numerose soppressioni della stampa periodica e condanne di militanti (14 genn. 1904, a. IX, n. 2: «Dalli all’anarchico»; 28 genn. 1904, a. IX, n. 4: «Gli anarchici e la reazione»; 15 dic. 1904, a. IX, n. 26: «La caccia ai giornali sovversivi»). Sottoposto a continue misure vessatorie dalle autorità, anche l’Avvenire sociale, dopo l’uscita del terzo numero dell’anno 1905, «dedicato alle vittime politiche», dovette cessare le pubblicazioni.
[Altra collocazione del giornale:]
- Messina, Archivio Storico del Comune. (Possiede in. 11, 13, 17-19 dell’a. I; 49 dell’a. VII; 3 dell’a. X).
- Messina, raccolta dei Figli del fu Tommaso De Francesco. (Alla collezione mancano i n. seguenti: 1-36 dell’a. I; 1-14 dell’a. III; 4 dell’a. IV; 5, 17, 26, 27e 34 (1ª ed.) dell’a. V; 10-19 (1ª ed.) e 20 (1ª ed.) dell’a. VI; 17, 25, 51 e 52 dell’a. VII; 11 e 18 dell’a. VIII; 19-26 (rivista) dell’a. VIII; 1-3 dell’a. X).
- Firenze, Bibl. Nazionale, Ge. I, 92. (Alla raccolta mancano i n. seguenti: 1, 3, 4, 8, 17, 25 e 33 dell’a. I; 12, 17, 23-28 e 36 dell’a II; 5, 6, 9, 10 e 14 dell’a. III; 2 e 8 dell’a. IV; 3, 5, 7, 9, 12, 14, 25, 34 (1ª e 2ª ed.) e 37 dell’a. V; 19 (1ª ed.), 20 (1ª ed.) e 51 dell’a. VI; 9 (1ª ed.); e 17 dell’a. VII; 10 e 11 dell’a. VIII; 19 e 22 dell’a. VIII (rivista); 15 e 17 (1ª ed.) dell’a. IX).