- Sottotitolo:
- Giornale politico, letterario ed artistico.
- Dal (?) dic. 1917 (a. II, n. 18, non rintracciato, ma annunciato sul n. 17): Rivista popolare di lettere scienze ed arte.
- Dal 23 mar. 1919 (a. IV, n. 4): Rivista popolare diretta da Carlo Tresca.
- Dal 15 genn. 1921 (a. VII, n. 1): Settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca (ad eccezione dei n. 7 — 17 del 1929 (a. XIV) che sono senza sottotitolo).
- Dal 27 genn. 1934 (a. XVIII, n. 1, ma segnato, erroneamente, a. I, n.s.): Settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello.
- Dal 14 mag. 1934 (a. XVIII, n. 8): Published twice a month by the Martello Group. Dal 14 febb. 1938 (a. XXIII, n. 1): Published weekly by Martello Group.
- Dal 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1): senza sottotitolo.
- Dal 28 febb. 1943 (a. XXVIII, n. 2): Quindicinale libertario fondato da Carlo Tresca.
- Motto: Dal 2 nov. 1917 (a. II, n. 14, primo numero rintracciato) al 24 nov. 1917 (a. II, n. 17, o, forse, ai numeri seguenti non rintracciati): «Fior di pisello / chi vuol picchiar forte senza fallo / impugni per il manico il Martello / picchiando sodo / non fa nulla se spesso oppur di rado / infìggere si può qualunque chiodo».
- Luogo di pubblicazione: New York, N.Y.
- Tipografia:
- New York, Nicoletti Bross Press, inc.
- Dal 1 genn. 1920 (a. VI, n. 1): New York, De Pamphilis Press.
- Dal 2 genn. 1926 (a. XI, n. 1, ma erroneamente, a. XII): New York, Il Martello Publishing Co., ine..
- Durata
- [3 nov. ? 1916 (a. I, n. 1)] 2 nov. 1917 (a. II, n. 14) — 1 mag. 1946 (a. XXXI, n. 3).
- Sospende le pubblicazioni:
- dal 7 mag. 1932 (a. XVII, n. 18) al 27 genn. 1934 (a. XVIII, n. 1, segnato erroneamente, a. I, n.s.);
- dal 14 mag. 1939 (a. XXIV, n. 9) al 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1).
- Escono come numeri speciale de «Il Martello», pur se con caratteristiche autonome, i cinque numeri de La Guardia Rossa (vd.); il numero del 17 febb. 1942 (a. XXVIII, n. 3, «In memoria del dottore Ettore Tresca nel trigesimo della sua morte», e il numero del 28 mar. 1943 (a. XXVIII, n. 4), per l’assassinio di Carlo Tresca, dal tit. Manet immota fides. Questo n. contiene brevi profili di Carlo Tresca (a cura di Dos Passos, F. Guadagni, J.T. Farrell) e un’interessante ricostruzione dell’attività politica di Tresca tratta da articoli apparsi su giornali da lui diretti, La Plebe, L’Avvenire, Il Martello.
- Periodicità:
- Settimanale.
- Quindicinale: dal ? dic. 1917 (non rintracciato, ma, a. II, n. 18) al 15 dic. 1920 (a. VI, n. 22); dal 27 genn. 1934 (a. XVIII, n. 1, ma erroneamente, a. I, n.s.) al 28 dic. 1937 (a. XXII, n. 20); dal 16 genn. 1939 (a. XXIV, n. 1) al 14 nov. 1944 (a. XXIX, n. 21); irregolare: dal mar. 1945 (a. XXX, n. 3).
- Editore
- Luigi Preziosi.
- Dal 16 apr. 1918 (a. III, n. 7, o, forse, da qualche numero precedente non rintracciato): Carlo Tresca.
- Dal 1 genn. 1927 (a. XII, n. 1): Il Martello Publishing Co., inc.
- Dal 27 genn. 1934 (a. XVIII, n. 1): Martello Group.
- Dal 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1): Carlo Tresca. Dal 28 febb. 1943 (a. XXVIII, n. 2): «Gruppo Carlo Tresca».
- Dal mar. 1945 (a. XXX, n. 3, o forse, dal numero 1, non rintracciato): Gruppo Autonomo.
- Direttore;
- Luigi Preziosi.
- Dal 16 apr. 1918 (a. III, n. 7, o, forse da un numero precedente non rintracciato): Carlo Tresca.
- Dal 28 febb. 1943 (a. XXVIII, n. 2): John Mancini.
- Dal mar. 1945 (a. XXX, n. 3, o, forse dal numero 1, non rintracciato): «Gruppo Autonomo».
- Formato;
- cm. 37 × 55,5.
- Dal 16 apr. 1918 (a. III, n. 7, o forse da un numero precedente non rintracciato): cm. 20 × 27.
- Dal 1 genn. 1919 (a. IV, n. 1): cm. 24 × 30.
- Dal 15 genn. 1921 (a. VII, n. 1): cm. 28 × 40,5.
- Dal 7 genn. 1922 (a. VIII, n. 1): cm. 35 × 52 (ad eccezione del n. dell’11 febb. (a. VIII, n. 5) di cm. 28,5 × 30,5).
- Dal 2 genn. 1923 (a. IX, n. 1): cm. 44 × 55.
- Dal 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1): cm. 29,5 × 42,5.
- Dal 14 ott. 1941 (a. XXVI, n. 17): cm. 21,5 × 28,5.
- Dal 28 febb. 1943 (a. XXVIII, n. 2): cm. 29,5 × 43,5 (ad eccezione del n. del 28 mar. 1943 (a. XXVIII, n. 4) di cm. 22,8 × 30,5).
- Pagine:
- 4.
- Escono a 6 p. i n.: 6, 9, 15, 27, 28 dell’a. VII; i n. 34, 46, 47 dell’a. IX; i n. 10, 15-16, 21, 45, 48 dell’a. X; i n. 16, 32, 34 dell’ a. XI; i n. 4, 6, 10, 18, 22, 35 dell’a. XII; il n. 17 dell’a. XIII; i n. 6, 15, 19, 26 dell’a. XIV; il n. 14 dell’a. XVI; i n. 6, 7 dell’a. XX; i n. 13-14, 19, 21 dell’a. XXI; i n. 1, 8, 9, 15, 19 dell’a. XXII; il n. 9 dell’ XXIII; il n. 8 dell’a. XXIV.
- Escono a 8 p. i n. 6 dell’a. IV; il n. 5 dell’a. VI; il n. 15 dell’a. XIX; i n. 1-3, 5-10, 12-17 dell’a. XXV; i n. 8, 9, 10, 15 dell’a. XXVI; i n. 3, 5-21 dell’a. XXVIII; i n. 2-15 dell’a. XXIX; i n. 3, 5, 7, 8 dell’a. XXX; i n. 1, 2, 3, dell’a. XXXI.
- Esce a 10 p. il n. 7 dell’a. IV.
- Escono a 12 p. i n. 4, 5, 7, suppl. al n. 7, 10-16 dell’a. IV; i n. 17-20 dell’a. V; i n. 6, 22 dell’a. VI; i n. 4, 11 dell’a. XXV; il n. 7 dell’a. XXVI; il n. 1 dell’a. XXIX.
- Escono a 16 p. i n. 1, 2, 3, suppl. 3 dell’a. IV, i n. 21, 23, 24 dell’a. V; i n. 1, 4, 8-21 dell’a. VI; i n. 17-21 dell’a. XXVI; i n. 1-6, 8-12, 14, 16-20 dell’a. XXVII; il n. 1 dell’a. XXVIII.
- Esce a 20 p. il n. 15 dell’a. VII.
- Escono a 24 p. i n.: 18 dell’a. II (annunciato sul n. 17, non rintracciato); il n. 7 dell’a. III; i n. 7, 13, 15 dell’a. XXVIII.
- Esce a 48 p. il n. 4 dell’a. XXVIII.
- Colonne:
- 5.
- Escono su 2 col. i n. dal 16 apr. 1918 (a. III, n. 7) al 15 dic. 1920 (a. VI, n. 22).
- Escono su 3 col. i n. dal 14 genn. 1941 (a. XXVI, n. 1) al 14 genn. 1943 (a. XXVIII, n. 1); i n. dal 11 genn. 1944 a. (XXIX, n. 1) al mar. 1946 (a. XXXI, n. 3).
- Escono su 4 col. i n. dal 15 genn. 1921 (a. VII, n. 1) al 2 dic. 1921 (a. VII, n. 43); dal 7 genn. 1922 (a. VIII, n. 1) al 23 dic. 1922 (a. VIII, n. 45); dal 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1) al 14 dic. 1940 (a. XXV, n. 17); dal 28 febb. 1943 (a. XXVIII, n. 2) al 14 dic. 1943 (a. XXVIII, n. 21); dal 2 genn. 1923 (a. IX, n. 1) al 28 dic. 1937 (a. XXII, n. 20).
- Escono su 7 col. i n. dal 14 febb. 1938 (a. XXIII, n. 1) al 14 mag. 1939 (a. XXIV, n. 9).
- Note tipogr.:
- La composizione grafica della testata cambia dal 12 mar. 1921 (a. VII, n. 8), aggiungendo una figura di lottatore con ariete contro una figura armata (ad eccezione dei n. 1-8 del 1922). Dal 2 genn. 1923 (a. IX, n. 1), lo stemma cambia ed è sostituito da un’incudine e un lavoratore con martello (ad eccezione dei n. 7-17 del 1929, senza stemma). Dal 14 febb. 1938 (a. XXIII, n. 1) resta la solita testata, ma senza stemma. Dal 28 febb. 1940 (a. XXV, n. 1) la testata è nera su bianco, con carattere diverso. Cambia ancora carattere dal 14 genn. 1941 (a. XXVI, n. 1); dal 14 genn. 1942 (a. XXVII, n. 1) (ad eccezione del n. 9 del 1942, in occasione del 1 Maggio, che ha una figura con torcia in prima pagina).
- Il n. del 27 apr. 1922 (a. VIII, n. 15) risulta erroneamente n. 14; il n. del 17 genn. 1925 (a. XI, n. 2) porta erroneamente sulla testata la data del 10 genn. (ma a p. 4, correttamente, 17 genn.); i n. 3, 5 del 1945 e i n. 1, 2, 3 del 1946 (i soli reperiti in quegli anni) hanno solo l’indicazione del mese. Il n. del 14 genn. 1936 è indicato erroneamente a. XXX, invece di a. XX. I n. dal 6 febb. 1926 (a. XI, n. 6) al 25 dic. 1926 (a. XI, n. 52) portano l’indicazione dell’annata sbagliata (solo i n. 1-5 hanno l’indicazione dell’a. XII correttamente); i n. dal 7 genn. 1928 (a. XIII, n. 1) al 25 febb. 1928 (a. XIII, n. 8) e dal 7 apr. 1928 (a. XIII, n. 14) al 29 dic. 1928 (a. XIII, n. 48) continuano con l’indicazione dell’annata errata (fanno eccezione i n. dal 3 mar. al 31 mar. (a. XIV, n. 9-13); l’annata XVIII risulta a. I dal 27 genn. al 15 apr. 1934 (a. I, n. 1-6); l’anno 1936 risulta a. XX dal 14 genn. al 14 giu. (a. XX, n. 1-10) e a. XXI dal 28 giu. al 15 dic. (a. XXI, n. 11-21).
- Dal n. del 14 lug. 1934 (a. XVIII, n. 12) al 21 nov. 1934 (a. XVIII, n. 20) la quarta pagina è quasi interamente in inglese, a cura del «Vanguard Group» del cui gruppo redazionale fanno parte: Abe Bluestein, L. Lewison, Siney Salter.
IISG (Non controllata, ma «abbastanza scompleta»).
CIRA (G) (Possiede i n. 7, 8 del 1945 (a. XXXI)).
Firenze, Collezione privata Prof. G. Cerrito. (Possiede i n. dal 2 nov. 1917 (a. II, n. 14) al 24 nov. 1917 (a. II, n. 17)).
Archivio privato. (Possiede il n. del 16 apr. 1918 (a. III, n. 7), e i n. dal 11 giu. 1927 (a. XII, n. 24) al 25 giu. 1927 (a. XII, n. 26)).
F. ISTAM: mf 3 — 1/5. (La collezione microfilm proveniente dalla New York Public Library comprende i n. dal 1 genn. 1919 (a. IV, n. 1) al 14 nov. 1944 (a. XXIX, n. 21). (Alla collezione mancano i n. 3, 31 del 1921, non reperiti in altre collezioni, e i numeri dal 11 giu. 1927 (a. XII, n. 24) al 25 giu. 1927 (a. XII, n. 26), reperiti in collezione privata. Possiede inoltre in originale i n. dii genn.-mar. 1946 (a. XXXI, n. 1-3) e i n. di mar., mag. 1945 (a. XXX, n. 3, 5)).
Il Martello, nato alla fine del 1916 come «Giornale politico letterario artistico» diretto da Luigi Preziosi, divenne, con l’acquisto della testata da parte di Carlo Tresca nel 1917, uno dei giornali più vivaci del movimento operaio italo-americano e del movimento anarchico internazionale. (Tresca dichiara di aver comprato Il Martello nel 1917, anche se per un certo periodo non riuscì ad ottenere l’abbonamento postale intestato al suo nome, per cui usò il nome di Preziosi come publisher. Comunque il primo numero rintracciato è senz’altro diretto ufficiosamente da Carlo Tresca, come si può vedere dal motto (vd.) che il giornale porta in testata e che Tresca in seguito rivendicherà, vd. C. Tresca, Un’ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori, VI, 21 (1 dic. 1920), p. 12).
Lo stesso Tresca ricorderà come durante la I guerra mondiale il giornale servì «come un semplice mezzo per tenere insieme gli indirizzi dei bravi compagni, per fare quello che era possibile di fare … E malgrado parlassi a quell’epoca di luna, di miele, di astronomia e di botanica Il Martello subì molti sequestri che a contarli mi ci confonderei (ib.).
Nel n. del 24 novembre 1917 (a. II, n. 17) si annunziava che a cominciare dal 1 dicembre il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all’«educazione e elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani». Infatti l’unico numero del 1918 rintracciato (a. III, n. 7 (16 ag. 1918)), ha queste caratteristiche.
Il Martello nasce quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel 1918, quando la fine della guerra offre la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal 1918 al 1932 è infatti quello nel quale Il Martello è più vivo, è più inserito nelle problematiche che si presentano all’interno del movimento operaio internazionale: dall’esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal capitalismo sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui dispone in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.
Ma la situazione interna degli Stati Uniti nel dopoguerra è per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo ha visto gli anarchici e gli anarco-sindacalisti aderenti al sindacato rivoluzionario, L’Industrial Workers of the World, impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un capitalismo imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondano 10 sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario è messo sulla difensiva (cfr. Il fallito sciopero dei minatori dell’acciaio, IV, 14 (9 lug. 1919), pp. 13-14; Da Hay-[…?]
II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti alla American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia «spontanea» allo sciopero, l’accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromette ed emargina ancor più i sindacati rivoluzionari e fa sì che questi ultimi rimangano le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e gli I.W.W. conducono market alle ultime retate di Chicago, VIII, 19 (3 giu. 1922), p. 1).
[… ?]
una dura opposizione alla guerra, il che permette al capitalismo americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dà la possibilità alle forze governative e padronali di completare l’opera eliminando «fisicamente» e «militarmente» le forze rivoluzionarie del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni ’19-’20, il periodo definito della «National Histeria» (cfr. R. K. Murray, Red Scare: A Study in National Histeria, 1919-20 — Minneapolis, University of Minnesota Press, 1955), centinaia di militanti dell’I.W.W. e delle altre organizzazioni di sinistra sono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vengono rispediti alla loro nazione d’origine, perché considerati «sovversivi». In questo clima si inserisce anche la montatura poliziesca contro Sacco e Vanzetti, che porterà i due anarchici alla sedia elettrica, vicenda questa che Il Martello segue con estrema attenzione e impegno fin dall’inizio (cfr. Un’altra possibile congiura: proletari all’erta!, VI, 11 (15 giu. 1920), p. 3).
In un momento così difficile Il Martello sopravvive, pur con difficoltà (subisce vari sequestri: 4 nel 1919, 2 nel 1920, 5 nel 1921, 7 nel 1923, oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolge attiva opera di controinformazione. Il giornale, il suo direttore, e il gruppo redattore, sono profondamente inseriti nell’ambiente degli immigrati di sinistra, non solo anarchici, degli Stati Uniti ed hanno contatti e collegamenti a livello internazionale col movimento anarchico (vd. la lettera di Errico Malatesta al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l’altro «l’energica battaglia che sostiene contro il fascismo», Il plauso di Malatesta, IX, 41 (10 nov. 1923), p. 1).
Ma all’interno del movimento anarchico italo-americano la propaganda individualista di stampo stirneriano o gallenista aveva lasciato impronte e seguaci (cfr. G. Cerrito, Sulla emigrazione anarchica italiana negli Stati Uniti d’America, «Volontà», a. XXII, n. 4 (lug.- ag. 1969), pp. 269-76). Nel ’22 nasce dichiarandosi continuatrice della Cronaca Sovversiva di Luigi Galleani, ma in effetti, su posizioni individualiste e antiorganizzative molto più esasperate L’Adunata dei Refrattari (fin dai primi numeri L’Adunata si definisce nettamente antiorganizzatrice (vd. R. Souvarine, Le due tattiche dell’anarchismo: ricostruire o distruggere, L’Adunata, a. I, n. 18 (9 giu. 1922), pp. 1-2) e di un individualismo sfrenato che porta alla concezione dell’emergere dell’individuo «anarchico», senza distinzione quindi fra sfruttati e sfruttatori (cfr. «L’Adunata», Valorizziamo l’individuo in rivolta, L’Adunata, a. II, n. 9 (7 apr. 1923), p. 1).
Per questa posizione ideologica, oltre che per la pretesa di rappresentare l’ideale puro dell’anarchia (v. l’articolo di fondo del n. 1 (15 apr. 1922), p. 1), L’Adunata entra in urto con numerosi altri gruppi anarchici (vd., a partire dal 1924, i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», «All’Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che appaiono su ogni numero de «L’Adunata») e particolarmente con il gruppo e i redattori de Il Martello. Questa polemica è alimentata anche dall’arrivo negli Stati Uniti di Armando Borghi che, rinnega la sua esperienza sindacalista e organizzatrice per spostarsi su posizioni antiorganizzative (cfr. A. Borghi, Gli anarchici e le alleanze, New York, s.d. [1927], opuscolo contro l’organizzazione unitaria antifascista, come era l’Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de L’Adunata e alla quale collaborava attivamente il gruppo de Il Martello), in stretta aderenza con le posizioni de L’Adunata. Si arriva così nel 1928 al paradosso con la «scomunica» lanciata contro Carlo Tresca, individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de Il Martello, (cfr. C. Tresca, Evviva il giudice Thayer, XIII, 20 (26 mag. 1928), p. 3; Il fattaccio, ib.; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9).
La base reale di questa accusa, è la stessa linea politica del gruppo redazionale de Il Martello che, in una visione dell’attività rivoluzionaria più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiude nella «torre d’avorio», ma ritiene necessario in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali, e quindi agisce all’interno di comitati ed associazioni antifasciste unitarie, collabora con le frange estremiste all’interno dei sindacati, e offre loro l’appoggio del giornale. La concezione dell’anarchismo de Il Martello, infatti, in parallelo con la parte del movimento anarchico internazionale più valida, che vede ormai «l’anarchia come anarchismo» (cfr. G. Cerrito, Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi — Torino, 5-6-7 dicembre 1969; Torino, 1971, p. 131), si va via via evolvendo e costruendo, verso una concezione dell’anarchismo che superi il momento della propaganda verbale o «col fatto» e tenda all’organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compiono insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni antifasciste.
Il Martello in quegli anni combatte infatti il fascismo in Italia che considera espressione del bisogno «di assicurare il dominio della borghesia sulla classe operaia, sulla massa dei proletari» e «l’illimitato diritto della borghesia a trarre il massimo profitto dall’altrui fatica», chiarendo così come il fascismo non sia che uno dei modi della gestione dello sfruttamento capitalista (cfr. C. Tresca, Re fascista, VII, 38 (28 ott. 1922), p. 1; L. Fabbri, La reazione europea e l’Italia, IX, 46 (22 dic. 1923), p. 3).
Il giornale segue anche attentamente la penetrazione fascista nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e sarà fra i più attivi promotori dell’Alleanza Antifascista, sorta nel 1923, come organizzazione di difesa e di propaganda antifascista delle forze sindacali e politiche italo-americane. Il Martello spiega questa collaborazione all’Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiede l’unione di tutte le forze democratiche per Tabbattimento del fascismo, fermo restando che ogni gruppo politico non deve perdere di vista la propria posizione ideologica e i propri fini rivoluzionari (cfr. Il Martello, In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie, XII, 4 (22 genn. 1927), pp. 1-2). Il gruppo anarchico de Il Martello, sia come gruppo specifico, che come aderente all’Alleanza svolge un propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in Italia, copie del giornale, volantini incitanti alla ribellione (vd., oltre alle numerose copie del giornale sequestrate, rintracciate in: ACSR, P.S., 1923, b. 44a; e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9; il volantino a firma «Gli anarchici», Non date un soldo; un altro a firma «I fuorusciti», L’ultima rapina del governo fascista, entrambi riferentesi al prestito Morgan, rintracciati in ACSR, P.S., 1926, b. 86).
L’attività antifascista de Il Martello si fa incisiva a tal punto che il giornale sarà preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del fascismo in Italia, ma anche dalle autorità americane, su pressione dell’ambasciatore italiano. Tresca sarà arrestato il 14 agosto 1923 con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de Il Martello contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. Tresca sarà condannato a un anno di carcere (sulla vicenda, cfr. Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia, IX, 31 (18 ag. 1923), p. 2; Storia di una persecuzione disonesta e indecente, IX, 46 (22 dic. 1923), pp. 1-2; C. Tresca, «L’Impero» di Roma torna alla carica, X, 12 (29 dic. 1924), p. 3. Sulle pressioni esercitate dall’ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi, Consolato Generale d’Italia a New York a Ministero degli Interni, 20 giu. 1926; idem, 21 lug. 1926, in ACSR, P.S., 1926, b.86; oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.
Allo stesso modo il giornale segue tutte le vicende che riguardano il movimento dei lavoratori italiani negli Stati Uniti, appoggia ogni tentativo di organizzazione autonoma dei lavoratori in quei sindacati come l’Amalgamated Clothing Workers of America e l’International Ladies Garment Workers Union, dove la presenza degli italiani è importante (cfr.: alcuni dei numerosi articoli sull’argomento, P. Scipione, Lo sciopero dei sarti di Philadelphia, VIII, 35 (7 ott. 1922), p. 2; Ego Sum [C. Tresca], Lo sciopero dei sarti, XI, 47 (20 nov. 1927), p. 1; Red, Reazione gialla, XI, 24 (12 giu. 1926), p. 1). In questi sindacati, come in altri, ci si contrappone apertamente all’attività collaborazionista dei dirigenti, che hanno perso completamente di vista la necessità della lotta di classe e trascinano i lavoratori nella collaborazione col sistema capitalistico (cfr. Open shop, VII, 5 (12 febb. 1921), p. 3).
Interessante è poi la posizione de Il Martello di fronte alla crisi del ’29, una crisi che il giornale considera insita nel sistema capitalistico e che colpisce in prima persona i lavoratori, creando migliaia di disoccupati (cfr. Disoccupazione e fame bussano alla porta di casa dei lavoratori d’America, XV, 6 (15 febb. 1930), p. 1). Per il giornale anche il prezzo della ristrutturazione messa in atto da Roosevelt col New Deal, viene pagato dai lavoratori che vengono usati come uno degli elementi fondamentali e indispensabili al riequilibrio del sistema. La politica di Roosevelt mira in sostanza, da una parte a razionalizzare il sistema capitalistico attraverso un controllo più diretto dello Stato che cura gli interessi generali del capitalismo in modo abbastanza omogeneo; dall’altra tende ad assicurare, attraverso un’abile politica nei confronti delle organizzazioni operaie, un interlocutore che, ponendosi in maniera «dialettica» nei confronti del capitale, si preoccupa di conservare gli equilibri del sistema, garantendo agli sfruttati quel «giusto» potere di acquisto che dovrebbe assicurare una prosperità permanente al capitale (cfr. Roosevelt, l’uomo e la sua politica nella vita americana, XXIII, I (14 febb. 1938), p. 1; C. Tresca, Reazione e rivoluzione, XVIII, 10 (14 giu. 1934), p. 1).
Se da un lato questa politica ingabbia nuovamente le spinte innovatrici del movimento operaio per qualche anno, dall’altra dà la possibilità ai lavoratori di difendere le loro organizzazioni e di rafforzarle, e lascia dei margini di autonomia che, grazie anche alle esperienze accumulate nelle lotte dell’inizio del secolo dall’Industriai Workers of thè World, permetteranno la rinascita del movimento di classe con l’occupazione delle fabbriche automobilistiche nel 1936-7 (cfr. Quo vadis?, XXII, 11 (28 giu. 1937), p. 1).
Sono gli anni intorno al ’36-’39, anni di speranze per il gruppo anarchico de Il Martello, che vede nella rivoluzione spagnola una delle tappe fondamentali della lotta fra forze fasciste e forze rivoluzionarie a livello internazionale. Il Martello giudica conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzi le fila degli antifascisti spagnoli, e per questo giustifica anche la partecipazione al governo di una parte degli anarchici (cfr. L’atteggiamento degli anarchici spagnoli, XXII, 1 (14 genn. 1937), p. 5). Anche se appoggia le posizioni di Durruti che dal fronte rivolge dure parole alle forze che minano con la loro azione il processo di socializzazione dell’economia in atto (cfr. C. Tresca, Durruti, XXI, 20 (28 nov. 1936), p. 1), e riporta con entusiasmo le posizioni degli «amici di Durruti» che «protestano spesso contro gli sperperi, le manovre governative e lottano per la rivoluzione sociale» (cfr. Voci di ammonimento della gioventù spagnola, XX, 17 (14 ott. 1936), p. 4).
Questa posizione ambigua de Il Martello è dovuta all’entusiasmo suscitato dall’esperienza che gli anarchici e le forze rivoluzionarie stavano vivendo in Spagna, dalla considerazione che ciò che si stava realizzando è in fase sperimentale e ha quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni cadranno quando l’esperienza spagnola si concluderà in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e comunisti stalinisti. (È necessario notare che Il Martello, come la maggior parte dei giornali anarchici aveva appoggiato in un primo momento la rivoluzione bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l’entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico appare nell’agosto del 1921 (La fame in Russia, VII, 27 (13 ag. 1921), p. 2), ma l’opposizione si fa sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista; cfr., ad es., C. Tresca, Lenin, X, 5 (2 febb. 1924), p. 3).
Ne deriva per Il Martello la riflessione più generale sulla posizione degli anarchici di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-rivoluzionario. La permissività e la libera sperimentazione concessa a comunisti e socialisti autoritari in Spagna hanno portato allo sfaldamento delle possibilità rivoluzionarie. Per questo, conclude Il Martello, è necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti, (cfr. Brand [Ciriaco Arrigoni], L’ingenuità anarchica, XXII, 17 (14 ott. 1937), p. 4; C. Tresca, La controrivoluzione in marcia, XXIII, 9 (28 mag. 1937), pp. 1-3).
L’esperienza spagnola influisce anche sull’attività de Il Martello negli Stati Uniti. Il gruppo de Il Martello toglie l’appoggio dato al Comitato d’Azione Antifascista, che sotto l’influenza dei comunisti, sta trasformandosi da organismo antifascista di classe in strumento di collaborazione, di fronte unico (cfr. Ego Sum [C. Tresca], L’antifascismo in berlina, XXI, 28 (25 lug. 1936), p. 4; La Commissione di Controllo, Precisando, XX, 5 (15 nov. 1936), p. 1). In seguito approfondirà il dissidio con i comunisti riportando una copiosa documentazione della repressione contro gli anarchici e gli aderenti al POUM operata dagli stalinisti in Spagna (cfr. Mosca invia al macello i libertari spagnoli, XXIII, 18 (11 lug. 1939), p. 3; e Serenate staliniane, XXVI, 17 (14 ott. 1941), pp. 2-6, per citare alcuni degli articoli più significativi).
Nel frattempo Il Martello intensifica la sua azione all’interno del movimento anarchico, e appoggia l’iniziativa del «Gruppo Berneri» di New York di indire un convegno degli anarchici italiani negli Stati Uniti. Il Martello sospenderà anche le pubblicazioni dal gennaio 1939 al febbraio 1940 per dare spazio al giornale del movimento «L’Intesa Libertaria» (cfr.: Pel Convegno, XXIV, 2 (28 genn. 1939), p. 2; Le relazioni del Gruppo ’Il Martello’ e del giornale ’L’Intesa Libertaria’, XXIV, 9 (14 mag. 1939), p. 4.
Nell’ambiente antifascista americano intanto si assiste ad nuova ondata di adesioni «dell’ultim’ora», di fronte all’entrata in guerra degli Stati Uniti e alla sempre più certa sconfitta del fascismo in Italia. È in questo clima che la sera dell’11 gennaio 1943 Tresca viene assassinato da ignoti.
Il Martello continuerà ad uscire, dopo la morte di Tresca, come «Quindicinale libertario fondato da Carlo Tresca», fino al 1946, diretto prima dal «Gruppo Carlo Tresca» (composto da D. Carrillo, A. Casalini, D. Dominik, F. Guadagni, G. Grazzini, G. Mancini, A. Madrignano, V. Pasquandrea, G. Priore, L. Zagni, G. Zanelli, M. Zavarella, J. Mancini), poi dal «Gruppo Autonomo».
Il gruppo, anche se fluttuante, si richiama agli anni migliori del giornale e della vita di Tresca, alla sua militanza nell’IWW, e si dichiara estraneo a qualsiasi legame con la «recente immigrazione sedicente antifascista» (con chiaro riferimento agli antifascisti di recente data) che anche Tresca aveva combattuto. Comunque il giornale avrà meno incisività e mordente, anche se svolgerà un’attiva campagna per una risposta rivoluzionaria del popolo italiano alla caduta del fascismo (cfr. Partigiani non consegnate le armi, XXX, 7 (nov. 1945), p. 1).
[Adriana DADA]