Home > Addenda > Combattiamo

Bettini-1142

Combattiamo

 


Durata: 1908 (8 nov.)


  • Titolo: Combattiamo
  • Luogo di pubblicazione: Aniche, cité des Marronniers, 11 (France, Nord)
  • Tipografia: Aniche, impr. Émile Lanciaux
  • Indirizzo del giornale:
  • Durata: 8 nov. 1908
  • Periodicità: numero di saggio
  • Gerente responsabile: Joseph Jacob
  • Redattori: L.C., Paolo Giordano, gli Iniziatori, Nuovi amori, M.S., Umano
  • Formato: 37 × 24 cm
  • Pagine: 4
  • Colonne: 3
  • Presso: 5 centimes
  • ISSN 2124-1589

Cfr:
L’Alleanza libertaria (27 nov. 1908) Roma a. I n. 27;
La Protesta umana (12 dic. 1908) Milano a. III n. 108 e 26 dic. 1908 a. III n. 110


cop. Combattiamo, numero di saggio (8 nov. 1908), Aniche (Francia, Nord)

 


Combattiamo

La pacificazione sociale é un fatto!…
Sì, il movimento proletario rivoluzionario è paralizzato : i filantropi borghesi, gli stoici, gli adoratori della medaglietta, i corvi delle nuove conventicole sociali, i dotti del gazzettume, i filosofi da strapazzo, i poeti da casino e tutta la greppia che con un nastro rosso o verde, un emblema d’umanità o di pace, con un discorso rettorico o scialbo di constatazioni più o meno reali, si resero amici del proletariato, ne son divenuti gli aguzzini, i quali gli han dato il narcotico prima per torturarlo poi, senza ch’egli si sia accorto od abbia conosciuto i carnefici che gli han reso perpetuo questo stato di cose.

A scongiurare ogni atto di ribellione individuale e collettiva, che avrebbe travolto in rovina i poteri costituiti principalmente «lo Stato» sono sorti i Turati ed i Plehanoff.

Tutto è permesso ai difensori dell’ordine della religione, della morale, della patria e dalla proprietà privata. A un grido una fucilata, a una protesta una condanna. La rivolta è montata come trionfata e la menzogna sulla verità, l’iniquità sulla giustizia, il dovere sul diritto.

La solidarietà è morta!…

Non più un atto collettivo di rivolta per vendicare quei che cadono sotto il regio piombo, non un grido di morte per ì responsabili d’ogni massacro, per coloro Che armano il vassallo e comandano d’uccidere,
[…]

Il nostro Compito

Ogni partito ha il proprio compilo da assolvere, in base al proprio programma e in relazione al periodo storico in cui lotta e si agita: sarebbe quindi assurdo pretendere che un partito con programma determinato si occupasse di problemi più elevati di quelli ricapitolati nei suo programma, tanto più che e più facile che esso dalle necessita immediate, sta portato a transigere, a conciliarsi, a tergiversare, a cercare opportunisticamente un terreno d’intesa con gli affini ma più in arretrato, per tentare una prima realizzazione di qualcuna delle rivendicazioni del programma proprio.
Fu sempre fatalmente, storicamente cosi ; e recentemente ancora, allorché in Italia si dibatteva la questione dalla sua unificazione vedemmo la immensa maggioranza della parte repubblicana accostarsi alla monarchia pur di raggiungere quello che in tale periodo storico era l’essenziale: della patria.

Oggi è la volta del partito socialista; nel programma dal quale si parla di socialismo, ma nell’azione svanisce anche il vocabolo!

Il partito socialista è diventato partito di riforme; suo compito, la democratizzazione delle attuali istituzioni. Il nome di socialista le promesse di socialismo non seno più che una lustra per attirare nella propria orbita le masse popolari.

E dal conflitto economico che devono scaturire tutti gli altri conflitti: dal conflitto economico, perché il disagio economico è quello più direttamente, più materialmente sentito.

Come pretendere conservare al movimento operaio una fisionomia politica?

Non che della quistione politica ci si debba disinteressare; per forza di cose, anzi nella lotta per la soluzione del problema economico è fatale occuparsene, perché nei conflitti tra padroni e operai, necessariamente interviene lo stato il quale è l’organo di difesa degli interessi, dei privilegi borghesi — e allora la lotta deve assumere un carattere politico. Ma ciò nel senso di tendenza alla distruzione, non già alla trasformazione dello stato.

Gli anarchici, i quali — fin’ora essenzialmente teorici — hanno agitato sempre di preferenza la questione morale, quindi hanno partecipato alla lotte da un punto di vista più specialmente idealistico, nel partecipare attuale degli eventi debbono tenere ben d’occhio ogni movimento affine e in particolare quelli che rispecchiano le esigenze economiche delle masse.

Gli anarchici non hanno un programma determinatamente immediato da far valere : il loro compito è quello di agitare — nel campo teorico — le finalità ultime del moto evolutivo in guisa che l’evoluzione si compia nel senso anarchico; e nel campo pratico di opporsi ad ogni degenerazione del movimento sociale; ad ogni tentativo di compromessi che possono distogliere l’evoluzione delle cose da quella direttiva la quale, per fatalità di eventi o per essere insito nella stessa natura umana è destinato, a portare l’umanità all’anarchia.

Gli anarchici non hanno creata la concezione anarchica; essi ne sono i banditori, gl’interpreti: ne devono essere gli acceleratori, per quanto riguarda la realizzazione.

Non devono quindi rimanere gli eterni teorici, ma pur senza rinunciare mai all’espansione delle dottrine debbono lanciarsi nelle agitazioni d’ogni genere per portare in esse la loro nota da un punto di vista pratico, senza di che non potranno essere mai all’altezza del compito che loro incombe.
Comoda è la parte dei critici dell’opera altrui; ma vana altresì, quando, non si pensa a contrapporre azione ad azione.

Gli Iniziatori.

 Collegamenti agli archivi
Bibliothèque nationale de France: http://ark.bnf.fr/ark:/12148/cb32744751g

Uscite:

  • “Numéro di saggio” (1908, 8 nov.)

Anche: questo titolo sulla RebAl (Rete della Biblioteche Anarchiche e Libertarie)

Red. della scheda: Archivio Storico Popolare (ASP) di Medicina BO, claude