- Sottotitolo: Numero unico redatto dai coatti politici.
- Luogo di pubblicazione: Ancona.
- Tipografia: Ancona, Tip. Econ. Anconitana.
- Durata: 2 nov. 1899.
- Periodicità: Numero unico.
- Gerente: Alfredo Lazzari.
- Formato: cm. 35 × 50.
- Pagine: 4.
- Colonne: 4.
FN: GF. C. 101. 55.
Be. N. (Esemplare molto sciupato).
Bibl. — U. Fedeli, Momenti ed uomini del socialismo anarchico: 1896-1924, in Volontà (Genova), ott. 1960, p. 617 sq.; A. Borghi, Errico Malatesta, Parigi 1933, pp. 132-33; id., Un documento storico al quale è bene rivolgere l’attenzione, in Umanità Nova (Roma), a. XL, n. 7 (14 febb. 1960), p. 4; Il discorso su “I Morti”. La parola a Fedeli, ib., n. 9 (28 febb. 1960), p. 2 (il formato del giornale è qui erroneamente indicato in cm. 27 × 38). A completamento dei due articoli precedenti, Umanità Nova pubblicava poi, nei n. 14-17 della stessa annata (3, 10, 17 e 24 apr. 1960), una riproduzione facsimilata de I Morti, seguita da una testimonianza di Rodolfo Felicioli.
Redatto dai coatti politici (“I Morti — è spiegato in manchette — sono allegoricamente i nostri compagni coatti, i quali più vivi di prima, dalle italiane Cajenne danno collettivamente notizia di sè…”) e pubblicato grazie ad una sottoscrizione fra i medesimi, il foglio contiene, oltre l’editoriale (Manet immota fieles!) di Luigi Galleani, confinato a Pantelleria, l’articolo Parlamentarismo ed Anarchìa, di Luigi Fabbri, allora relegato a Ponza; e una “lettera aperta” di Giovanni Gavilli A Oddìno Morgari il deputato socialista incaricato di proporre ai coatti la cosidetta “candidatura protesta”. Alla lettera di Gavilli, che ribadiva con fierezza i suoi principi astensionistici, si aggiungevano le consimili dichiarazioni — sia personali (di Rodolfo Felicioli e Peppino Prestandrea) che collettive — pervenute da Ponza, Ventotene, Favignana e Lipari. In terza e quarta pagina, infine, il foglio pubblicava l’Elenco dei Coatti Politici delle leggi 1894, 1898, confinati alle isole. In tale elenco si legge anche: “Isola di Lampedusa: Malatesta Errico (in effigie)”: una canzonatura alla polizia — commenta il Borghi — alla cui sorveglianza il rivoluzionario si era da poco sottratto con una fuga rocambolesca.