- Sottotitolo: Pubblicazione di un gruppo di Anarchici.
- Luogo di pubblicazione: Parigi.
- Tipografia: Parigi, Imp. spéciale de Verso l’Emancipazione.
- Durata: 1 mag. 1906.
- Periodicità: Numero unico.
- Direttore: [Errico Malatesta].
- Gerente: Pollet.
- Formato: cm. 33 × 47,8.
- Pagine: 4.
- Colonne: 4.
- Prezzo: «Da distribuirsi gratis».
IISG.
Bibl. — L. Fabbri, Malatesta, Puebla, Pue., Méx., Editorial J. M. Cajica jr., 1967, p. 166, 400.
Alla vigilia del 1º maggio 1906, Malatesta si recava clandestinamente a Parigi, per essere presente alle agitazioni operaie, che le organizzazioni sindacaliste rivoluzionarie francesi, avevano indetto per tale data. Preannunciata come imponente, la manifestazione unitaria del proletariato francese — che si accingeva a scendere sul terreno dell’azione diretta, per rivendicare una diminuzione dell’orario lavorativo — si risolse in realtà, in un nulla di fatto, dimostrando la totale incapacità di gestione delle lotte rivoluzionarie, da parte degli organismi sindacali.
Malatesta tuttavia, che fino a quel momento aveva sperato che «del movimiento sindical francés pudiese surgir una chispa revolucionaria» (si ricrederà subito dopo, condannandolo anzi, al Congresso Internazionale Anarchico di Amsterdam, del 24-31 ag. 1907), caldeggiò l’intervento anarchico alle agitazioni operaie di quel Io maggio e lanciò anzi il n.u. Verso l’Emancipazione, per sottolineare l’enorme portata storica e politica, che tali agitazioni avrebbero potuto eventualmente assumere, per la storia del movimento operaio e rivoluzionario internazionale. «Questo Primo Maggio — scriveva nell’art. di fondo (Verso l’Emancipazione), da lui firmato — resterà come una pietra miliare ad indicare una delle tappe per le quali il proletariato, giunto alla coscienza dei diritti umani, sarà riuscito finalmente a rompere le sue catene e ad inaugurare l’era nuova di libertà e di benessere per tutti … Il movimento di questo Maggio è un’affermazione — speriamo grandiosa — della nuova via su cui si sono messi gli operai che lottano per l’emancipazione. Esso non segnerà una grande conquista, forse non sarà nemmeno l’occasione di una grande battaglia; ma sarà certamente un grande esperimento di cui occorre far tesoro per il prossimo avvenire. Servirà di preparazione e di allenamento per la lotta decisiva in cui non si tratterà più di miglioramenti parziali e quindi effimeri ed illusori, ma si combatterà per l’abolizione definitiva del capitalismo e dell’autorità; in cui non si tratterà di mettere un limite allo sfruttamento ed all’oppressione per mezzo di scioperi più o meno generali, ma si abbatterà il potere politico e si metterà in comune la ricchezza sociale per mezzo della rivoluzione».
A chiarire la posizione degli anarchici nei confronti dell’azione sindacale, provvide invece Carlo Frigerio con l’art. Perchè entriamo nei Sindacati. Ben disposti per una seria riorganizzazione delle forze operaie — vi è detto in sostanza — gli anarchici rifiutano tuttavia a priori, ogni premessa passibile di involuzione autoritario riformista. I sindacati pertanto, vengono accettati solo se intesi come «gruppi di propaganda e di educazione rivoluzionaria» e a condizione che non si fossilizzino, sul modello trade-unionista, in «associazioni legalmente funzionanti in vista di parziali ed effìmeri miglioramenti». Gli anarchici quindi, mentre possono condividere oggi le posizioni del sindacalismo «antiautoritario e rivoluzionario degli operai di Francia», rifiutano ogni compromesso col sindacalismo «che, in Italia, i socialisti-rivoluzionari alla Labriola e alla Leone, pretendono contrapporre alla tendenza riformistica del loro partito politico».
Al n.u. collaborarono ancora A. Cipriani (Necessità della Rivoluzione); C. Malato (La Rivoluzione che s’avvicina); il pittore Felice Vezzani ed a. In prima p., infine, è pubblicata una poesia di O. Guerrini (Sciopero in risaia) ed una illustrazione del pittore neoimpressionista Th. Steinlen (1859-1923).