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Bettini-0705

L’International anarchiste = L’Internazionale-anarchico

organe révolutionnaire


Durata: 1886-1886


Scheda elaborata da L. Bettini:

  • Sottotitolo: Organe révolutionnaire.
  • Luogo di pubblicazione: Marseille.
  • Tipografia: Marseille, lmp. spéciale de «L’International-Anarchiste», rue Thiars, 21.
  • Durata: 16 ott. 1886 (a. I, n. 1) — 6 nov. 1886 (a. I, n. 4).
  • Periodicità: Settimanale.
  • Direttore: [Nicolò Converti].
  • Gerente: Léonce Cotinaud, L’Imprimeur-Gérant.
  • Formato: cm. 32 × 46.
  • Pagine: 4.
  • Colonne: 4.

IISG

Paris, BN: Jo. 85655.

BA: Fondo Fabbri, n. 115. Be. N (Possiede il solo n. 4).

Bibl. — R. Bianco, La presse anarchiste dans les Bouches-du-Rhône, 1880-1914, Marseille 1972, p. 41 sqq.


Nel 1885, il medico e internazionalista calabrese Nicolò Converti, ben noto negli ambienti anarchici italiani, per il suo trascorso di militante e di publicista (a Napoli era stato editore dei fogli Il Masaniello e Il Piccone), si vide costretto a espatriare, per sottrarsi a una condanna a 22 mesi di carcere, inflittagli dal Tribunale di Firenze. La fuga dall’Italia, iniziatasi nel porto di Livorno, lo aveva condotto a Marsiglia, dopo una breve tappa a Bastia, in Corsica ed un periodo di soggiorno a Nizza, dov’era vissuto — come ricorderà egli stesso, in brevi e frammentarie Memorie autobiografiche) — impartendo lezioni d’italiano presso la colonia russa e lavorando, al tempo stesso, nella «Poterie artistique» di un tedesco.

Non nuovo agli ambienti sovversivi del centro focese — dove aveva già soggiornato nel 1881, figurando anzi, in quell’anno, tra i principali promotori delle agitazioni scoppiate in occasione del rientro delle truppe dalla Tunisia — Converti non ebbe, evidentemente, difficoltà a riallacciare le fila, per riprendere quivi, un’attiva propaganda rivoluzionaria. Accordatosi col connazionale Ugo Aquabona — un operaio tipografo riparato a Marsiglia nel 1883, per sfuggire alle repressioni — e con gli anarchici francesi Alexandre Tressaud, Justin Mazade e Henri Tricaud, lanciò infatti, il progetto della pubblicazione bilingue L’International-Anarchiste / L’Internazionale-Anarchico, la cui imminente apparizione venne notificata, verso i primi di ag. 1886, a mezzo di circolare a stampa.

Il nuovo periodico, apparso con un certo ritardo sul previsto, essendosi dovuti impiegare ancora due mesi per la raccolta dei fondi necessari, era redatto contemporaneamente in francese e in italiano; ciò che costituiva all’epoca — almeno per quanto concerne la storia del giornalismo anarchico — una novità senza precedenti, che si volle giustificare come una coerente quanto concreta manifestazione di antinazionalismo. «Facendo il giornale in due lingue — scrivevano infatti i redattori, nell’editoriale del primo n. (Ai nostri lettori) — abbiamo avuto per scopo di far cessare l’odio creato e sostenuto dalla stampa borghese del mezzogiorno, fra operai francesi e italiani. Odio stupido, che ha già disgraziatamente bagnato il suolo della nostra regione del sangue dei lavoratori dei due paesi. Tutti i nostri sforzi dunque tenderanno a riunirli in un medesimo pensiero: la guerra ai loro nemici comuni, guerra dei morti di fame contro i sazi, degli sfruttati contro gli sfruttatori, degli operai contro i borghesi, guerra internazionale senza pietà, fino alla completa scomparsa delle classi».

Motivi ricorrenti su tutti i n. dell’organo italo-francese, furono comunque la polemica antimazziniana e il tema dei rapporti fra anarchici e repubblicani. Vd., ad es., il lungo scritto (anonimo) Repubblica — apparso, a puntate, a partire dal primo n. — nel quale si irrideva la pretesa dei repubblicani, di poter garantire, in un futuro sistema sociale fondato sul suffragio universale, il pieno esercizio della sovranità al popolo. Non ci parlino i repubblicani di sovranità del popolo — vi è detto — perchè non la vogliono: «la sovranità che vogliono questi messeri, si riduce a potersi scegliere dei padroni, che secondo essi dovrebbero essere gli uomini d’ingegno — i migliori, non volendo convincersi che al postutto anche ottenessimo questa nuova aristocrazia, quella dell’ingegno, noi rimarremmo invariabilmente schiavi — sia che fossimo comandati da un banchiere o da un uomo d’ingegno. La volontà del popolo non può esprimersi a mezzo delle elezioni. Che chi comanda lo faccia per grazia di Dio o per volontà del popolo, noi rimaniamo nell’un caso e nell’altro schiavi. Anzi i governi a base di suffragio sono peggiori di quelli di diritto divino, perchè hanno l’apparenza d’essere l’espressione dei nostri voleri».

Con Quistioni di metodo (n. 4, del 6 nov.), veniva dibattuto invece, lo spinoso problema delle alleanze tattiche con le altre forze rivoluzionarie. L’anonimo articolista (da identificarsi, quasi certamente, con lo stesso Converti) escludeva comunque, e categoricamente, la possibilità di accordi «al vertice» fra rivoluzionari di diverse tendenze e diffidava anzi gli anarchici, dal compiere in tal senso pericolose teorizzazioni. «Un falso sentimento rivoluzionario serpeggia nel nostro partito. Si dice: Noi anarchici siamo rivoluzionari innanzitutto; orbene pur di fare la rivoluzione, uniamoci con tutti i rivoluzionari in buona fede. È un errore che in parte trovò eco anche nel Congresso di Londra, e noi abbiamo il dovere di combatterlo ad oltranza. La rivoluzione deve farla il popolo; sarà in massima parte il frutto delle condizioni sociali, talché se anche non vi fossero dei rivoluzionari, dovrebbe inevitabilmente avvenire, sebbene un poco più lontana. Quello che noi possiamo fare è di affrettarla; noi come parte del popolo possiamo, perchè ne abbiamo una esatta conoscenza, ben dirigere i colpi, ma la rivoluzione deve venire dal basso, dovrà sorgere nelle masse; ed essendo tale, un accordo fra i rivoluzionari è un assurdo».
Col quarto n., l’organo anarchico cessò improvvisamente le pubblicazioni, per sopraggiunte difficoltà economiche di gestione, stando almeno, ai rapporti di polizia recentemente riesumati da R. Bianco, tra i fondi degli Archivi Dipartimentali delle B.d.Rh. Di tali difficoltà tuttavia, nulla è lasciato trapelare sulle colonne del periodico, che sull’ultimo n. pubblicava, anzi, in manchette, un Avviso in cui si rendeva noto che «per soddisfare il desiderio dei nostri amici, che trovano il formato del giornale troppo piccolo per essere pubblicato in due lingue» i redattori intendevano «farlo uscire in otto pagine, formato doppio di quello del Révolté».


Vd.


 Collegamenti agli archivi
Servizio bibliotecario nazionale: http://id.sbn.it/bid/LO11035700
Biblioteca Franco Serantini:  http://bfsopac.org/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=42008

Uscite:

  • anno 1
  • “numéro programme”
  • n. 1 (1886, 16 ott.)
  • n. 2 (1886, 23 oct.)
  • n. 3 (1886, 30 oct.)
  • n. 4 (1886, 6 nov.)


Anche: questo titolo sulla RebAl (Rete della Biblioteche Anarchiche e Libertarie)

Red. della scheda: Leonardo Bettini