- Motto: «Le penne vendute guadagnano il denaro glorificando i carnefici; gli anarchici invece sono perseguitati per difendere gli oppressi e gli sfruttati». Eliseo Reclus — «I sofferenti scrivono la storia del presente e scriveranno quella dell’avvenire; i soddisfatti scrivono quella del passato». Carlo Cafiero.
- Luogo di pubblicazione: Belem-Para (E.U. do Brazil).
- Durata: 29 lug. 1901.
- Periodicità: Numero unico.
- Redattore: Guglielmo Marrocco.
- Formato: cm. 32,5 × 46,7.
- Pagine: 4.
- Colonne: 3.
IISG
ASPi: Isp. P.S., b. 942.
È interamente dedicato all’esaltazione di Bresci, in occasione del primo anniversario dell’attentato di Monza. Una breve nota introduttiva, a firma «Il Gruppo Editore», così chiarisce i motivi della pubblicazione: «Compie oggi un anno che in Italia un uomo insorse in nome della umanità offesa ed oltraggiata; quest’uomo, questo eroe, che da solo non poteva far altro se non quello che fece, sacrificando se stesso, è stato da una gran parte del pubblico, ingiustamente, calunniato, lui e l’ideale che professava. Nessuno di coloro che così precipitatamente condannavano si dette ad indagare le cause che indussero Gaetano Bresci ad agire come fece. Coscienti od incoscienti, eglino lanciarono il loro anatema contro il ribello tessitore di Prato, senz’altro obiettivo che quello della vendetta o della calunnia vile non solo contro di Lui ma eziandio contro tutti i suoi compagni di fede, pel solo motivo che professano il medesimo ideale … Che fare innanzi a tale situazione? …. Dobbiamo noi afferrare per il petto tutti gli individui affine di persuaderli ad uno ad uno? Ciò è umanamente impossibile. Epperciò il solo mezzo per squarciare il velo col quale si cercò di coprire gelosamente la «Dea Verità» — affinché essa non apparisse a tutti nel suo radiante splendore — è la stampa. Ed è quello che ci siamo proposto di fare pubblicando questo «Numero Unico» che è l’affermazione di un diritto ed una rivendicazione».
Redatto in italiano e portoghese, contiene una serie di scritti (Cause ed Effetti; De quem é a culpa? etc.), dovuti, per la quasi totalità, a Guglielmo Marrocco, tendenti a dissacrare l’immagine retorica del «re buono», che mentre «fa sfoggio di filantropia» distribuendo «sapientemente a tempo e luogo pochi soldi o anche centinaia di migliaia di lire ad un popolo di affamati», avalla le sanguinose repressioni del ’94 in Sicilia e del ’98 a Milano (cf. Senza titolo!!!!, in cui è offerto un minuzioso elenco cronistorico delle repressioni umbertine). È nel contesto di questa politica antipopolare, che va pertanto collocato, al di là dei falsi sentimentalismi, l’attentato di Monza: «[…] Se si è onesti, se si è amanti della Verità, devesi purtroppo convenire con noi anarchici che, fino a quando nel mondo vi saranno oppressi ed oppressori … certe cause producono certi effetti!».
È questa, in sostanza, la giustificazione politica del regicidio, già espressa all’indomani dell’attentato, da Errico Malatesta, sulle colonne del n.u. Cause ed effetti (Londra, sett. 1900), da cui viene appunto riprodotto («Data … a importancia do argumento, sempre de actualidade»), lo scritto La tragedia di Monza (in versione portoghese).