- Titolo: L’Apostolato
- Sotto-titolo: organo dell’Alleanza Operaia; (dall’apr. 1871) periodico democratico
- Luogo di pubblicazione: Catania
- Durata: 30 nov. 1869 (a. I, n. 1) - ag. 1871 (a. II).
- Periodicità: varia
- Gerente responsabile: G. D’Amico; (dall’apr. 1871) Giuseppe Micale
- Redattori: Natale Condorelli
- Formato: 27x39 cm; il n. di supplemento del 21 lug. 1871 32x46 cm.
- Pagine: 4; i n. di supplemento del 14 lug. 1870 e del 18 e 21 lug. 1871 sono a una pagina
Bettini-1163
L’Apostolato
organo dell’Alleanza Operaia; [poi] periodico democratico
Durata: 1869-1871
Complementi
Numeri disponibili e luoghi di conservazione: Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero (Catania). Collezione incompleta come segnalato da Cerrito Gino, “La stampa periodica internazionalista edita in Sicilia fino al 1880” in “La rivolta antiautoritaria. Numero speciale per il centenario della Conferenza di Rimini. 4-6 Agosto 1872”, Volontà. Rivista anarchica bimestrale, a. XXV, n. 5, settembre-ottobre 1972, p. 470-4722.
Nel novembre del 1869, il giovane avvocato Natale Condorelli, già formalmente aderente all’A.I.L. a nome della società operaia “I figli del lavoro” da lui diretta, ma tuttavia legato ai circoli mazziniani (ved. Nettlau Max, Bakunin e l’internazionale in Italia, Edizioni Il Risveglio, Ginevra, 1928, p. 126), fondava L’Apostolato, al quale collaboravano assiduamente il catanese prof. Cipolla ed il pubblicista francese Edmondo Potoné. Nel corso della prima annata il periodico, il cui nome è perfettamente indicativo di una tendenza a cui il Condorelli era rimasto tuttavia legato almeno affettivamente, seguiva l’indirizzo comune alla grande maggioranza dei circoli radicali siciliani più o meno dissidenti dall’ortodossia mazziniana. E perciò, mentre affermava la necessità della soluzione popolare della questione romana, soffermandosi con saltuarie contraddizioni sulla priorità del problema politico e sulla tesi mazziniana dell’iniziativa rivoluzionaria italiana (cfr. la prima annata de L’Apostolato, passim, e specialmente 6 dic. 1869 (a. I, n. 2), ed i numeri di supplemento del 14 lug. e 5 ag. 1870); curava la pubblicazione di notizie brevi ma assidue sulle agitazioni e sugli scioperi del proletariato francese, indicato come esempio ai lavoratori italiani, con argomenti che riecheggiavano periodicamente la dottrina bakuninista della violenza rivoluzionaria e la negazione dell’utilità del parlamentarismo (“Noi abbiamo fede nel popolo tutto; noi speriamo solamente nella voce che si leverà fra non molto e ci chiamerà alla totale nostra emancipazione, e ci farà sovrani di noi stessi; noi abbiamo fede nella tromba che chiamerà gli oppressi a giudicare gli oppressori” (cfr. L’Apostolato, 13 dicembre 1869), offendendo e quanto meno negando la maniera mazziniana di vedere il problema rivoluzionario.
Nel settembre 1870, un avvenimento strettamente legato alla conquista regia di Roma Capitale indeboliva ulteriormente l’ascendente esercitato dal mazzinianesimo sulla democrazia italiana: la sconfitta di Napoleone III e la proclamazione della Repubblica Francese. Di fronte alla persistente avanzata delle truppe prussiane e alla resistenza della Francia, Garibaldi non esitava ad offrire il suo aiuto al Governo provvisorio di Parigi. L’appello era subito raccolto: la democrazia italiana, fino a ieri filo-prussiana e nemica dichiarata della Francia imperiale, plaudiva all’iniziativa di Garibaldi e il reclutamento dei volontari riscuoteva ovunque numerose adesioni. Fra i democratici siciliani combattenti in Francia: il conte Federico, Pantaleo, Giarrizzo, l’ing. Antonino De Leo, i fratelli Bisignani, Giuseppe Giordano e Gaetano Leonardi. Di quest’ultimo, morto a Digione il 21 gennaio 1871, era stata raccolta una sottoscrizione ne L’Apostolato (9 aprile 1871) per una lapide in suo onore.
L’irruento frasario con cui venivano trattati i problemi del momento era la causa prima dei numerosi sequestri, ai quali la redazione — incoraggiata dalle sottoscrizioni — ovviava con la pubblicazione di numeri supplementari, talvolta ancor più irruenti e polemici contro il “regime poliziesco” dell’Italia monarchica e perciò nuovamente soggetti a sequestro. La violenza del linguaggio non era una caratteristica peculiare de L’Apostolato soltanto, sebbene della maggior parte dei periodici radicali del periodo, che in genere sostituivano al contenuto concreto e originale il frasario teorico del “trombone” per il quale non “poteva” esistere rivoluzione senza l’invettiva parolaia, che a volte cadeva nella scurrilità. Fu proprio questo linguaggio poco prudente, se non provocatorio, che causò in pratica la fine del periodico decisa dagli “amici” mazziniani.
Il nuovo sottotitolo che il periodico si dava all’inizio della seconda annata (aprile 1871), indicava che la redazione si era resa indipendente dall’Alleanza operaia mazziniana, accostandosi maggiormente all’Internazionale. E infatti, gli articoli pubblicati nei primi numeri del 1871 e le notizie sulla Comune testimoniavano che già da tempo L’Apostolato era entrato nell’orbita dell’A.l.L. e che aderiva alla tendenza bakuninista (“Nella Liberté (Bruxelles) del 17 settembre 1871, sono nominati, come difensori dell’Internazionale contro Mazzini “una quantità di giornali repubblicani e socialisti”; oltre a quelli già citati ci sono il Satana (di Socci, a Firenze) e L’Apostolato di Catania”, Nettlau Max, Bakunin e l’Internazionale in Italia, Edizione del Risveglio, Ginevra, 1928, p. 241). La decisa posizione assunta dal periodico nel corso della nota polemica sulla Comune e sull’Internazionale, a favore di Bakunin e contro Mazzini — con il solito linguaggio irruento e talora realmente offensivo — testimoniava infine il netto distacco di Natale Condorelli e del suo giornale dagli ambienti repubblicani catanesi.
Il 20 lug., L’Apostolato, primo tra i periodici siciliani, interveniva nella polemica aperta dal Mazzini. Dopo aver precisato che scopo dell’Internazionale era “fondare il governo della Libertà, della Fratellanza e dell’Uguaglianza… riunire tutti gli uomini in una sola famiglia ove a ciascuno si dia quello che gli spetta”, Natale Condorelli, autore dell’articolo, rivolgeva un aspro rimprovero al Maestro, definendo retriva e borghese la sua posizione antisocialista.
La reazione dell’ambiente mazziniano catanese era stata immediata.
La Società operaia “I figli del lavoro”, cedendo alle pressioni degli esponenti del repubblicanesimo locale (l’on. Martino Speciale, Gioacchino Biscari e l ’avv. Lucio Finocchiaro), licenziava il Condorelli, suo presidente, e approvava un manifesto nel quale, “dopo aver plaudito all’opera del Mazzini”, respingeva i principi dell’Internazionale ed invita gli operai a fare altrettanto, giacché “essi sono principalmente la negazione di Dio, la negazione della Patria e della Nazione, la negazione d’ogni proprietà individuale”; dichiarava “inverecondo, pazzo, rabbioso” l’attacco de L’Apostolato al Mazzini, che “ha solo avuto il coraggio di giustamente denunziare questa associazione come dissolvente, pericolosa, anarchica, incendiaria” ; e concludeva che “la Direzione dell’Apostolato nella sua ignoranza degli uomini è caduta nella più bassa e vile calunnia, tale da meritare più che lo sputo del disprezzo, per aver osato insultare l ’uomo più grande che l’Italia,l’Umanità adora e le [sic] si professa riconoscente”. Alla fine di questo manifesto, venivano dichiarati i seguenti punti:
“1) Il giornale L’Apostolato che si pubblica in questa non é, né é stato organo del partito liberale patriota, ma di una sedicente e sparuta frazione, se pur esiste, di gente senza fede all’avvenire, alla ragione, alla giustizia, capace di libelli infamatori e di agguati, e perciò riprovevoli;
2) Che isolati nelle loro assurde e pazze idee, nessuno degl’onesti [sic] e generosi cittadini ne divide la solidarietà;
3) Che con un universale grido di riprovazione si protesta formalmente da questa Società contro il succennato periodico, condannandosi assurdo, ingiusto e bassamente calunnioso;
4) Che per prova di questa dichiarazione e come una riaffermazione ed accettazione de’ principi e de’ suggerimenti del Venerando Maestro Giuseppe Mazzini si passa alla sottoscrizione di una colletta, che si dedica al suo vero e santo, benefico ed umanitario Apostolato. Catania, li 25 luglio 1871” (Corrispondenze, “Manifesto della Società democratica i figli del lavoro”, La Roma del Popolo, n. 23, 3 ag. 1871).
Richiamandosi pure ad altro episodio di natura locale, che aveva inasprito i già tesi rapporti fra il direttore de L’Apostolato e l’avvocato Lucio Finocchiaro, la stessa « Unione tipografi catanese » deliberava di boicottare il periodico e impegnava “tutti i componenti della società a non più prestarsi alla pubblicazione di articoli, che in qualunque modo attaccando la riputazione dei cittadini sono di pubblico scandalo al paese” (“L’Unione Tipografica in Catania”, La Roma del Popolo, op. cit.). È chiaro che dalla polemica teorica si era passati all’attacco personale: fioccavano così le accuse e con esse le denunce per diffamazione e le sfide a duello, tra Condorelli e i suoi avversari, che temevano evidentemente un allargamento della frattura del partito mazziniano e un indebolimento, perciò, della solida posizione elettorale che il partito godeva a Catania. Come riportato da Gino Cerrito in “Radicalismo e socialismo in Sicilia 1860-1882”, “nel n. del 13 luglio, L’Apostolato aveva denunziato un canonico catanese, il Tosto, per maltrattamenti nei confronti di una fanciulla del Monastero del Redentore, dove, affermava il periodico, il Tosto teneva in stato di gravidanza la sua concubina. Smentita dal Tosto, l’accusa era stata ancora sostenuta dall’Apostolato del 20 lug. Su questo episodio, l’opinione pubblica si era divisa in due gruppi: a quello favorevole al Tosto, apparteneva l’avv. Lucio Finocchiaro, genero di Martino Speciale. Per questo fatto, almeno apparentemente, fra il Finocchiaro e il Condorelli correvano ingiurie e percosse. La questione veniva poi portata dinanzi ai giudici e si risolveva nel novembre 1871 con una multa inflitta al Condorelli e al gerente dell’Apostolato. (vedere i n. cit. dell’Apostolato e La Democrazia, supplemento al n. 6 del luglio, e 5 dicembre 1871).» (p. 158, nota 60)
Ma questi fatti, che determinavano la fine dell’Apostolato e una “separazione inconciliabile” fra il Condorelli ed i repubblicani di Martino Speciale, anziché decretare la liquidazione del socialismo a Catania, affrettavano il sorgere di una Sezione dell’Internazionale, numerosa di aderenti (Rapporto del questore al prefetto di Catania, 19 nov. 1871, in Archivio di Stato di Catania, Archivio Questura, deposito 3, armadio 4, busta 43, fascicolo 119 “Condorelli avvocato Natale di Giuseppe, ostile al governo 1872-1881” (dati dicembre 2024))
Testi originali
- Cerrito Gino, “Radicalismo e socialismo in Sicilia. 1860-1882”, Casa Editrice G. D’Anna, Firenze-Messina, 1958, pp. 116, 137, 146, 157-158
- Cerrito Gino, “La stampa periodica internazionalista edita in Sicilia fino al 1880” in La rivolta antiautoritaria. Numero speciale per il centenario della Conferenza di Rimini. 4-6 Agosto 1872, Volontà. Rivista anarchica bimestrale, a. XXV, n. 5, settembre-ottobre 1972, p. 470-472. L’articolo era stato pubblicato in precedenza su Volontà, a. XIX, n. 6, giugno 1966, p. 348-349
Uscite:
- anno 1
- n. 1 (1869, 30 nov.)
- n. 2 (1869, 6 dic.)
- n. 3
- …
- supplemento del 14 lug. 1870
- …?
- supplemento del 5 ag. 1870
- …?
- anno 2
- …
- (1871, 9 apr.)
- …
- supplemento del 6 lug. 1871?
- …
- supplemento del 18 lug. 1871
- (1871, 20 lug.)
- supplemento del 21 lug. 1871
- …?
- (1871, ag.)
Red. della scheda: ,