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Bettini-0798

29 luglio

1900-1901, primo anniversario della caduta del tiranno di Italia, per cura di parecchi gruppi S. A. degli Stati Uniti


Durata: 1901 (n.u., 29 lug.)


Scheda elaborata da L. Bettini:

  • Sottotitolo: 1900-1901. Primo anniversario della caduta del tiranno dì Italia. Per cura di parecchi gruppi S. A. degli Stati Uniti.
  • Motto: Sulla testata, rispettivamente a sinistra e a destra del tit., compaiono le epigrafi: «La morte di un tiranno è la vita di un popolo» — «Chi ama il popolo non può dolersi della morte di un tiranno».
  • Luogo di pubblicazione: New York.
  • Tipografia: [Paterson] Tip. della «Questione Sociale».
  • Durata: 29 lug. 1901.
  • Periodicità: Numero unico.
  • Redattore: [Luigi Raffuzzi].
  • Formato: cm. 33,2 × 51.
  • Pagine: 4.
  • Colonne: 4.
  • Note tipogr.: La la p. è completamente occupata da una complessa scena allegorica, nella quale sono raffigurati tutti gli elementi che caratterizzarono il periodo più retrivo della reazione umbertina: le isole dei coatti; il bagno penale di S. Stefano; alcune lapidi funerarie, sui cui si leggono i nomi di Saiucci, Frezzi, Bresci e a.; e, infine, un groviglio di armi, a testimoniare le sanguinose repressioni popolari, volute da Umberto I. Quest’ultimo è rappresentato al centro dell’intera scena, nell’atto di cadere, colpito a morte dalla spada di una simbolica figura femminile («La giustizia popolare»). In alto, la testa di Bresci.

IISG.

UM. FIA (Copia microfilmica).


Foglio interamente dedicato all’apologià del regicidio di Bresci, edito — ricorrendo il primo anniversario «del grande atto di giustizia che vendicò i pezzenti fucilati d’Italia» (Ai compagni) — per iniziativa del «Circolo di propaganda libertaria» (ex «Circolo Socialista-Anarchico Rivoluzionario») di New York, costituito nel mag. di quell’anno. Cf. La Questione Sociale (Paterson) del 25 mag. 1901, nella rubr. Movimento Sociale, dove è riprodotto anche il testo della «circolare-annuncio».

L’esaltazione dell’attentato vi è svolta secondo canoni ormai consueti. Bresci, pertanto, vi è dipinto come incarnazione di quella giustizia popolare, che nel re ha inteso colpire il simbolo, se non la causa, «dei sanguinosi massacri operati sulle plebi inermi di Sicilia, Milano, Pavia; …quel re che premiò i Morra di Lavriano, gli Heusch, i Bava Beccaris, i Crispi e i dilapidatori del pubblico denaro». Le conseguenze politiche del suo gesto, inoltrp/ e «checché ne dicano sul proposito i forcaiuoli d’ogni risma», non possono’ essere disconosciute, dal momento — è detto — che è possibile intravvederle in quella fase di relativa libertà», di cui beneficia oggi l’Italia, a un solo anno dall’attentato. Nessuno può, infatti, non riconoscere che attualmente «i proletari … possono e reclamano energicamente un pezzetto di più di pane; che i capricci dei governanti sono fortemente combattuti e che non è il rispetto alle leggi ciò che si reclama, ma il regno della libertà; che molti sono stati liberati dal carcere e non sono più popolate le isole del Mediterraneo di uomini che avevano voluto additare ai suoi [sic] simili il rimedio ai mali sociali; che non sono più sistematicamente sequestrati i nostri giornali nè quelli più o meno radicali; che circolano libri che erano stati prima messi all’indice; e che l’ultima ecatombe proletaria (quella di Berrà) ha sciolto l’ali al pensiero, eccitata l’azione, stimolata la vita». (Vd. i due art., entrambi anonimi, 29 luglio e 1900. 29 Luglio 1901). Per una più lucida e autorevole analisi, sempre dal punto di vista anarchico, di questo rapporto di interdipendenza fra l’attentato di Bresci e l’avvento del liberalismo giolittiano («La Monarchia si salva nel giolittismo»), si veda comunque, A. Borghi, L’Italia fra i due Crispi, Parigi 1924, p. 15 sqq.; 22 sqq.

Fra i restanti art., che d’altronde nulla aggiungono ai precedenti, per quanto concerne la puntualizzazione dei fatti, si ricordano ancora — oltre una collaborazione di L. Molinari (A Cesare Beccano) — gli scritti Forcaiuoleria. Monarchia e Popolo (a firma: Cremuzio Cordo) e Violenza: in polemica, il primo, con quei larghi strati di proletariato («nati col bacillo dello schiavo nel sangue»), che si erano schierati con la reazione, nel deplorare l’attentato; in difesa della «violenza» rivoluzionaria, il secondo.


 


 Collegamenti agli archivi
International Institute of Social History (IISG, Amsterdam): https://hdl.handle.net/10622/86060AC7-516E-41AF-8A83-678DFA5E7BF6


Anche: questo titolo sulla RebAl (Rete della Biblioteche Anarchiche e Libertarie)

Red. della scheda: Leonardo Bettini