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Bettini-0687

L’Azione anarchica

numero unico pubblicato a cura di alcuni anarchici


Durata: 1905 (n.u., 19 nov.)


Scheda elaborata da L. Bettini:

  • Sottotitolo: Numero unico pubblicato a cura di alcuni anarchici.
  • Luogo di pubblicazione: S. Paulo (Brasile).
  • Durata: 19 nov. 1905.
  • Periodicità: Numero unico.
  • Formato: cm. 34,5 × 52.
  • Pagine: 4.
  • Colonne: 4.

IISG.


Venne diffuso dal «Gruppo Libertario» di S. Paolo, per sottolineare la fase di ristagno in cui era piombato il movimento anarchico e sollecitarne la ripresa, chiamando a raccolta gli elementi più responsabili. «La nostra propaganda è ferma, stazionaria; — osservavano amaramente i redattori — i compagni, anche quelli che per il passato hanno dato prove di abnegazione e di sacrificio, dormono ora inattivi lasciando correre gli eventi; indifferenti a tutto credono di rimediare a uno stato anormale di cose mettendosi nell’ombra di pusillanimi ozi. Però è d’uopo disilluderci; coll’inerzia non si ripara a nulla, si corre verso la morte» (L’Anarchia è in noi?; firmato: L’Azione»).

L’indolenza dei compagni e, in particolare, la diffusione, tra le file dei militanti, di una pericolosa tendenza qualunquista, che si manifestava in un contraddittorio comportamento fra teoria e prassi rivoluzionaria, venivano indicate quali cause principali della crisi («il pensiero disgiunto dall’azione — ammonivano i compilatori — è una cosa vana assurda, un sogno bello quanto si vuole ma sempre un sogno»). Ad aggravare tale stato di cose, si aggiungeva altresì, l’insidia della massoneria, additata quale strumento della borghesia, per attrarre fuori dell’orbita rivoluzionaria «non pochi operai ingenui — gli unici onesti della fratellanza — per distorglierli [sic] dalla luce vera del sole meriggio e avvezzargli [sic] gradatamente a rimirare un sole d’orpello dipinto nel soffitto del tempio o sul muro orientale delle sue cantine, allo scopo di conseguire ch’essi dimentichino le loro pene e non leggano nel libro eternamente aperto della natura, quali diritti spettano ad ogni uomo» (Gli uccellacci).

Fra gli articoli di vario contenuto, che occupano le restanti parti del giornale (Rialziamo la donna; Nunzi di bufera sociale; etc.), è ancora da segnalare un’analisi di A.B., su Il corporativismo e la rivoluzione. In esso, dopo avere accennato allo sciopero, come a un mezzo potente di pressione sulla classe padronale, l’autore rivalutava la funzione rivoluzionaria delle leghe di resistenza, caldeggiandovi l’ingresso e l’attiva partecipazione degli anarchici, per impedirne la possibile involuzione, in senso riformista: «Che cosa accadrebbe poi di noi anarchici se ci disinteressassimo completamente della questione corporativista, lasciando le leghe nelle mani dei mestatori e dei partigiani assoluti delle schede? Accadrebbe naturalmente che le masse perderebbero ogni fiducia nella nostra azione e il terreno resterebbe libero a tutte le mistificazioni degli ambiziosi e degli arrivisti che non mancherebbero di far abortire qualunque movimento serio, da cui il proletariato potesse, con qualche miglioramento, strappato ai padroni, ritemprare le sue forze per dare l’ultimo crollo all’edificio secolare d’oppressione». Da tali posizioni si dissociavano, tuttavia, i redattori del giornale, che in una breve postilla precisavano di non essere «convinti della necessità della partecipazione degli anarchici al movimento corporativista in via disciplinare» e di avere dato spazio all’articolo solo «perchè spiega con efficacia l’utilità dello sciopero come coefficiente rivoluzionario».


 


 Collegamenti agli archivi
International Institute of Social History (IISG, Amsterdam): https://hdl.handle.net/10622/EF234513-AF25-417D-B382-690CA2303046


Anche: questo titolo sulla RebAl (Rete della Biblioteche Anarchiche e Libertarie)

Red. della scheda: Leonardo Bettini